martedì 19 aprile 2016

La morte di Wolverine. L'evoluzione del personaggio Marvel che ha cambiato il mondo dei supereroi (5)

La quarta parte è qui.

Gli eroi tornano a casa e Wolverine non vede l'ora di togliersi il costume alieno che si è procurato per non restare nudo. Evidentemente a John Byrne, nuovo disegnatore della serie, non piaceva proprio (da X-Men n°109)

Che prurito 'sto costume!
Quella pubblicata nel numero 109 della collana X-Men è una delle classiche storie di passaggio in cui Claremont fa prendere un po' di respiro agli eroi.[1] Mica tanto però, perché già dopo poche pagine l'azione prende il sopravvento. Il tempo di tornare a casa, darsi una ripulita, fare qualche riflessione. Qualche vignetta dedicata a ogni personaggio e così Claremont ce li mostra in una dimensione casalinga e ce li rende più familiari. Domina su tutto comunque la presenza inquietante di Fenice con i suoi straordinari poteri che sono stati in grado di salvare l'universo: «Jean cosa sei diventata?» si chiedono i suoi genitori e Scott.

Ma questa è la prima storia in cui il vero protagonista è Wolverine. Il numero precedente Armageddon Now! era stato disegnato da John Byrne, ma sul canovaccio già delineato della saga spaziale iniziata da Dave Cockrum. Questa è la prima storia interamente sua e il grande disegnatore inizia subito a metterci lo zampino. Intanto, già nella prima vignetta, si libera del nuovo e antiestetico costume di Wolverine e poche pagine dopo ce lo restituisce con la classica divisa gialla. Che ha un grande difetto: è tutt'altro che "mimetica", anzi è troppo sgargiante per il tipo di personaggio che Wolverine sta diventando storia dopo storia. Ci vorrà ancora qualche anno, ma alla fine il costume verrà cambiato davvero, assumendo una colorazione più adatta al ghiottone che, lo si scopre proprio in questa storia, è di natura un cacciatore, furtivo e silenzioso, che si affida, come tutti i predatori, all'udito, all'olfatto e a una innata capacità di passare inosservato. Il nuovo costume, quando verrà adottato, utilizzerà paradossalmente colori simili a quelli pensati da Cockrum. Insomma Cockrum c'aveva visto giusto, peccato che il costume di Fang, con quella assurda collana di zanne, fosse davvero brutto.

La trasformazione di Wolverine è comunque in atto, ma a piccoli, piccolissimi passi. Nel numero precedente l'eroe artigliato aveva poco prudentemente affrontato il piccoletto di nome Jahf, guardiano del cristallo di M'Kraan e si era beccato un pugno devastante che l'aveva mandato fuori dall'orbita del pianeta.

Wolverine, stai attento! (da X-Men n° 108)
Wolverine ferito dopo lo scontro con Jahf viene soccorso e riportato a casa (da X-Men n° 108, in una vignetta di John Byrne e Terry Austin non ancora colorata)

Fortunatamente era stato recuperato dallo Starjammer, l'astronave dei Predoni Stellari. Era rimasto privo di sensi, tanto che nelle ultime vignette appare ferito e bendato e viene trasportato a braccio da Nightcrawler. E' evidente che l'idea del fattore di guarigione fosse ancora lontana così come quella dello scheletro metallico.

Il Maggiore Foglia d'Acero
La parte più importante della storia del numero 109, come anticipato,  riguarda Wolverine. Gli eroi a riposo decidono di andare a fare un picnic nei boschi intorno a Westchester, il luogo dove sorge la Xavier's School for Gifted Youngsters. Wolverine il solitario chiede un passaggio. «Bene, più siamo e più ci divertiamo. Ma, da quando sei diventato un tipo socievole?» chiede Moira. «Voglio solo un passaggio» risponde Wolverine «Sono stato lontano dai boschi troppo tempo e ho voglio di andare a caccia». Ororo si scandalizza «Uccidere dei poveri animali innocenti... per divertimento?» La risposta di Wolverine rivela molto della sua natura e di come il personaggio stia attraversando una trasformazione non banale nelle mani di Claremont: «Ho detto cacciare, cocca, non uccidere. Non ci vuole nessuna abilità a uccidere. Semmai l'abilità è avvicinarsi a un daino scontroso fino a poterlo toccare.» Tempesta allora capisce: «Wolverine mi dispiace, ti ho giudicato male.» Anche gli autori, e di conseguenza i lettori, non conoscevano davvero Wolverine: «Non me ne frega niente 'roro. Mi avete mal giudicato tutti fin dal giorno in cui sono entrato in questa banda di falliti.»

Wolverine vuole andare a caccia. Orrore! Ma i suoi compagni ancora non lo conoscono (da X-Men n°109)
Ma le novità per l'X-Man con gli artigli non finiscono qui. Il governo canadese non ha preso bene il suo abbandono ai tempi del Giant Size X-Men n°1. Narrativamente la scelta di Wolverine di lasciare la base Alpha non convince. Perché un super soldato addestrato per dieci anni per essere l'arma segreta dell'esercito canadese decide di seguire negli Stati Uniti un signore in sedia a rotelle senza un valido motivo? Solo perché si annoiava? E unirsi poi a un gruppo di "falliti" che nemmeno lo apprezzano? Non regge. Per questo Claremont cerca di sviluppare un po' la vicenda e fornisce qualche nuovo elemento per spiegare finalmente un po' del passato del ghiottone. Durante la scampagnata, visto non si può mai stare in pace, appare all'improvviso un tizio bellicoso con un costume che ricorda la bandiera canadese. E' James MacDonald Hudson, nome in codice Arma Alpha, che è stato mandato dal governo canadese per riportare indietro l'Arma X. Si intuisce che i due si conoscono da tempo, erano amici ai tempi della permanenza di Wolverine in Canada. Lui lo chiama per nome, sa che si chiama Logan (è la terza volta che si sente questo nome dopo l'incontro con lo gnomo irlandese a Castel Cassidy e dopo una storia di cui si parlerà tra breve) e Wolverine usa il nomignolo "Jimmie" (anche se in seguito verrà sempre chiamato "Mac"). La zuffa tra i due finisce per coinvolgere anche gli altri compresa una splendida Ororo in bikini e, grazie a una certa impreparazione di MacDonald Hudson, Moira viene ferita. Banshee non la prende bene e il picnic si trasforma in una battaglia. Il nuovo super soldato canadese è costretto alla fuga, fallendo la sua missione. Non è riuscito a riportare a casa Wolverine, per cui ci si può aspettare prima o poi di rivederlo, e saranno guai. Il disegno del costume di Arma Alpha (che poi i lettori impareranno a conoscere come Vendicatore e Guardian) è ispirato alla bandiera del Canada, sulla falsariga di personaggi ben più famosi come Capitan America o Capitan Bretagna. Qui Byrne, forse perché spinto dall'editore, commette un mezzo passo falso. Quando Len Wein decise di creare il primo super-eroe canadese, cioè proprio Wolverine, non lo rese banale donandogli un costume "nazionale", ma si limitò a sfruttare l'idea di un personaggio ispirato a un animale tipico delle foreste del nord che richiamasse il Canada senza buffi accostamenti. Questa volta invece il cliché viene utilizzato in pieno. Causticamente Banshee si rivolge a Arma Alpha chiamandolo "Maggiore Foglia d'Acero"...

Le vacanze sono finite! Ma Wolverine non è molto daccordo (da X-Men n°109)

Cuori infranti, pugni d'acciaio e denti a sciabola
La storia del numero 109 è strettamente collegata a quella pubblicata qualche mese prima sull'ultimo numero di Iron Fist, sfortunata collana dedicata a Pugno d'Acciao, uno degli eroi del kung-fu marveliano, all'epoca curata anch'essa da Chris Claremont e John Byrne.[2] Teoricamente la storia dovrebbe essere collocata prima di quella degli X-Men: a parte la data di copertina, nella storia di Pugno d'Acciaio Wolverine indossa ancora il costume alieno di Fang, ma alcuni elementi la possono collocare anche immediatamente dopo l'incontro con l'Arma Alpha. L'albo è comunque interessantissimo soprattutto per il mutante artigliato. In primo luogo, come accennato, è l'unica storia completa in cui Wolverine indossa il costume alieno, prima che Byrne decidesse di disfarsene. Curiosamente la storia, verosimilmente disegnata dopo la saga stellare ma antecedentemente al numero 109 di X-Men, fu pubblicata ancor prima dell'avventura in cui Wolverine si procura il costume, come visto nel numero 107 di X-Men. Tipici paradossi della continuity marveliana. Soprattutto è il focus su Wolverine che rende la vicenda interessante, nonostante non sia narrata sulle pagine della collana mutante.

La storia inizia con una scena notturna in cui si vede Wolverine davanti a una casa nel Greenwich Village a New York. E' l'appartamento che Jean Grey divide con Misty Knight. Le didascalie di Claremont sono illuminati. «Un uomo veglia da solo. Il suo nome è Logan, anche se quasi nessuno lo sa. A lui piace così, perché i nomi sono condivisi con gli amici e, soprattutto, Wolverine è un solitario, o lo è stato. In questi giorni non ne è più così sicuro.» E' la seconda volta che viene usato il nome Logan. Claremont, come spesso fa, scrive come se alcune informazioni fossero note e risapute, ma non è così. La questione del nome è stata solo accennata nel numero 103 di X-Men, alcuni mesi prima. E' un artificio tipico di Claremont, quello di rivelare retroscena ignoti come se fossero ovvi; ciò gli consente di risparmiare un mucchio di spiegazioni dettagliate e pesanti e di creare un clima di profondità altrimenti assente.

Le pene amorose di Wolverine (da Iron Fist n°15, Marvel Comics, settembre 1977)

Il mutante canadase medita sulla sua asocialità e sul sentimento che prova per la bella Jean che, come si era intuito, gli interessa molto. Un sentimento apparentemente nuovo, ma ostacolato dalla ingombrante presenza di Scott "Ciclope" Summers, l'intrepido capo che Wolverine non sopporta proprio e non manca mai di criticare palesando la sua antipatia. «E' pazzesco! Cosa sto facendo? Sto piagnucolando come uno schifoso pidocchio? Amale e lasciale. Ho fatto sempre così. Jean Grey è diversa. Non riesco a tenerla fuori dai miei pensieri!» Immerso nelle sue riflessioni, maneggia una fotografia che ritrae Scott e Jean sorridenti. Chissà come se l'è procurata, forse l'ha rubata a scuola. In ogni caso la strappa dividendola a metà e tenendo per sé solo la parte che ritrae la ragazza. «Come può pensare di amare un buono a nulla senza palle come Summers? Lui non è per te, signora. Io lo sono.»
Wolverine si accorge che un uomo sta entrando furtivamente nell'appartamento. E' Danny "Iron Fist" Rand, il ragazzo di Misty, che cerca un rifugio dopo uno scontro con un suo nemico. La ragazza non c'è, è in missione, perché anche lei è una super-donna, ma nella casa è in programma una festa per gli amici di Jean, dopo il loro ritorno dallo spazio. Ecco perché Wolverine stava gironzolando lì intorno. Danny capisce che è meglio sparire, lui al party non è invitato. Ma... snikt!, Wolverine estrae gli artigli e ne nasce una zuffa memorabile.

Wolverine attacca Pugno d'Acciaio (da Iron Fist n°15)

Botte da orbi tra il mutante artigliato con l'orrida divisa e uno dei più grandi maestri di arti marziali, per di più potenziato con il suo "pugno d'acciaio". L'elegante Iron Fist contro il bestiale e malvestito tappo canadese. «Cosa ci fai nella casa della mia donna?» chiede in sintesi Wolverine. «La sua donna?» si chiede Pugno d'acciao, «Misty mi aveva detto una cosa diversa. Jean ama Scot Summers. Chi è 'sto pazzo?» Ah, Pugno d'Acciaio nota anche un'altra cosa: Wolverine gli ricorda Sabrethoot, il violento cattivo che aveva incontrato per la prima volta nel numero precedente. Altra crazione di Claremont e Byrne e artigliato e animalesco pure lui, Sabretooth diventerà negli anni a venire la nemesi di Wolverine. «C'è un collegamento?» si chiede Rand. Questo è solo l'inizio di un tormentone che durerà decenni! Diavolo di un Claremont! Durante la zuffa Wolverine viene scaraventato giù da una finestra dell'appartamento e viene salvato "al volo" da Nightcrawler che, con Colosso, stava raggiungendo la festa. Un tuffo da un palazzo avrebbe potuto uccidere l'X-Man, riprova del fatto che forse il suo scheletro di adamantio non era ancora stato nemmeno pensato. La battaglia coinvolge così tutti gli X-Men. Dopo un po' arriva infatti anche Tempesta che al tempo disponeva del potere presto dimenticato di cambiasi d'abito sfruttando i suoi poteri. La splendida Ororo, col suo vestito da sera mozzafiato, si prende una torta in faccia! Il tempo, inevitabilmente, cambia come l'umore di Tempesta. Fulmini e saette riempiono il cielo.

Una splendida Tempesta in abito da sera arriva alla festa a casa di Jean. E qualcuno le rovina la serata (da Iron Fist n°15)
Pugno d'Acciaio viene fermato dagli X-Men. Chiede di parlare, ma Wolverine non parla, lui agisce. Fortuna che arriva Fenice... (da Iron Fist n°15)
Interviene anche Banshee e l'appartamento viene letteralmente devastato. Il povero Pugno d'Acciaio se la vede brutta. Viene fermato e Wolverine sfoggia i suoi artigli trapassando la maschera del maestro delle arti marziali. Lo salva Jean Grey, nelle vesti di Fenice, appena tornata dalla spesa con Scott. La ragazza non è contenta. Wolverine si giustifica dicendo di aver sorpreso uno scassinatore che si voleva introdurre nella casa. «Tu sei pazzo Wolverine! Non è uno scassinatore! E' il miglior amico della mia compagna di stanza!» arringa una furiosa Jean. Scott chiede spiegazioni anche a Tempesta: lei è imbarazzatissima e balbetta qualcosa di poco comprensibile. Dopo una probabile lavata di capo da parte di Ciclope, la storia si chiude con la tanto sospirata festa. Il padrone di casa è furioso con Jean. Fortuna che il complesso è in realtà di proprietà della società del ricco Danny Rand che riesce a sistemare la faccenda. Ci sono molti lavori da fare, ma Jean ha individuato un volontario per dare una pulita: Wolverine, ovviamente, che dopo l'immane figuraccia deve far buon viso a cattivo gioco e ingoiare il rospo!

La stupenda tavola finale di Iron Fist n°15

Una storia fantastica e divertente che entra di diritto tra le migliori dei primi X-Men. Gli autori si concedono, come era costume e come avevano già fatto in passato nelle pagine della collana X-Men, un cameo nella tavola finale. Compaiono infatti, tra gli invitati alla festa, John Byrne, Dave Cockrum (autore della copertina) e sua moglie Paty, colorista alla Marvel. Non confermato, ma uno dei barbuti che compaiono nella tavola dovrebbe essere Chris Claremont.

La saga mutante continua nel numero 110 della collana madre con una storia che, sebbene scritta da Chris Claremont, è a tutti gli effetti un fill-in, un riempitivo, ma nonostante queste offre qualche spunto interessante.[3] X-Chris non si lascia scappare l'occasione per qualche vignetta di riflessione e di approfondimento pur in una storia di modesta qualità. Nelle prime tavole si vedono gli X-Men al completo in un momento di divertimento collettivo: una bella partita a baseball, giocata però con le loro regole che prevedono, se necessario, qualche "trucchetto". Wolverine finisce per perdere un punto e viene preso in giro dagli altri. Naturalmente lui non la prende bene e ancora una volta bisticcia un po' con Ciclope. Jean cerca di consolarlo e le riflessioni del burbero mutante sono ancora rivolte, come nella storia con Iron Fist, alla sua passione per la rossa X-Woman.

Wolverine non riesce a non struggersi per Jean (da X-Men n°110, aprile 1978)
Un altro momento di interesse della storia avviene quando Wolverine, durante la battaglia contro Sparviero, il nemico di turno, afferma di essere stufo di prenderle sempre e ricorda le batoste contro Magneto e contro l'alieno Jahf. Inoltre alla fine della storia Wolverine dimostra un inedito senso di cameratismo e di attaccamento agli X-Men.

Uno per tutti e tutti per uno, nella versione di Wolverine (da X-Men n°110)
Continua nella sesta parte.

Note
[1] Il numero 109 della collana X-Men (data di copertina febbraio 1978)  fu pubblicato in Italia nei numeri 216 e 217 del quattordicinale Thor e i Vendicatori dell'Editoriale Corno (agosto 1979).
[2] Il numero 15 della collana Iron Fist (data di copertina settembre 1977)  fu pubblicato in Italia nel numero 50 del mensile in bianco e nero Shang-Chi. Maestro del Kung Fu dell'Editoriale Corno (giugno 1979). La storia è stata ristampata nel volume Marvel Omnibus. Iron Fist di Chris Claremont e John Byrne da Panini Comics (giugno 2014)
[3] Il numero 110 della collana X-Men (data di copertina aprile 1978)  fu pubblicato in Italia nei numeri 217, 218 e 219 del quattordicinale Thor e i Vendicatori dell'Editoriale Corno (agosto, settembre 1979).

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