giovedì 14 aprile 2016

La morte di Wolverine. L'evoluzione del personaggio Marvel che ha cambiato il mondo dei supereroi (4)

La terza parte è qui.


Fenice in un disegno di Adam Hughes

Come una fenice, dalle ceneri
Jean Gray non muore, se la cava, o meglio, risorge dalle ceneri e diventa Fenice. E il mondo dei super-eroi della Marvel non sarà più lo stesso.
Gli X-Men, grazie al suo sacrificio, si salvano e lo Starcore riesce bene o male a riportarli vivi a terra. Ok, l'aeroporto di New York viene devastato per la seconda volta in poche settimane dal loro passaggio, ma se la cavano.
Jean finisce in ospedale e Chris Claremont ne approfitta per uno dei suoi tipici momenti di pausa tra una battaglia e l'altra, momenti di riflessione durante i quali i personaggi vengono rimessi a fuoco, vivono qualche momento di normalità e narrativamente ciò consente all'autore, e di conseguenza ai lettori, di riprendere confidenza con il carattere, saggiare l'umore e esplorare i pensieri dei protagonisti. La storia contenuta nel numero 101 della serie inizia quindi col botto, ma poi si placa. Gli X-Men sono al capezzale della loro amica, che non è ancora fuori pericolo, e l'autore ce li mostra, come sovente fa, in un clima familiare, di amicizia, pur nella sofferenza e nel timore per la sorte di Jean. Toccanti le scene dedicate al povero Scott che riflette sul suo rapporto con l'amata e sul suo ruolo nel gruppo.[1]

Un romantico Wolverine acquista dei fiori per la povera Jean ricoverata in ospedale (da X-Men n°101, ottobre 1976)

Wolverine arriva, per la prima volta lo si vede con il suo cappellaccio da cowboy che sarà parte integrante della sua mise, e compra dei fiori per Jean. Che romanticone! Ha capito che la ragazza gli interessa e la vuole. Impacciatissimo si accorge che i suoi compagni l'hanno anticipato, sono già tutti lì in attesa, in silenzio, aspettando notizie. E' palpabile il suo disagio, ma anche la scoperta che gli X-Men sono una famiglia di cui non si è ancora reso totalmente conto di far parte. Riesce comunque a litigare con qualcuno, in questo caso con Xavier che decide di mandare in ferie la squadra. Il professore ha i suoi problemi con gli incubi che gli provoca Lilandra (lo si scoprirà tra qualche numero) e vuole poter accudire Jean senza i nuovi X-Men tra i piedi.

Così Wolverine, Nightcrawler, Colosso e Tempesta seguono Banshee che ha ereditato un castello nella natia Irlanda. In una serrata sarabanda di avventure i cinque compagni si battono contro il Fenomeno, fratellastro di Charles Xavier, e il suo compare Black Tom Cassidy, cugino di Sean.[2] Poi scoprono cosa fa davvero nella vita Moira e visitano l'Isola di Muir, sede di un complesso di ricerca sui mutanti gestito dalla presunta governante. La base, situata nel nord della Scozia, serve anche da prigione per alcuni pericolosi mutanti. A Muir i nuovi X-Men si battono contro Magneto, l'arcinemico storico del gruppo, e lo scontro non finisce molto bene. Il signore del magnetismo ha vita facile contro gli artigli metallici di Wolverine e contro il corpo di acciaio organico di Colosso. Alla fine gli X-Men, soccorsi da Ciclope, devono ritirarsi. Ne deriva un altro litigio fra il burbero canadese e l'intrepido capo.[3] Dietro le quinte le manovre di Eric il Rosso, il personaggio misterioso che ha reso suoi schiavi Havok e Polaris nel numero 97, proprio mentre sulla Terra è in arrivo la protagonista dei ricorrenti incubi di Xavier..

Magneto si sbarazza facilmente di Wolverine agendo sulle sue lame metalliche (da X-Men n°104, aprile 1977)

Da notare che il potere magnetico di Magneto ha effetto solo sugli artigli di Wolverine e non sul suo corpo, a differenza di quanto accade con il suo compagno siberiano. Questo fa pensare che gli autori non avessero ancora immaginato lo scheletro dell'X-Man canadese ricoperto di adamantio. In effetti in tutti gli scontri avvenuti sinora nulla lascia intendere che Wolverine possieda una resistenza particolare agli attacchi fisici se non quella di di un uomo particolarmente allenato e fisicamente robusto. Inoltre l'adamantio è un metallo ferromagnetico, quindi manipolabile dai poteri di Magneto. La natura dell'adamantio non è stata mai del tutto chiara (è un elemento, una lega ferrosa, un particolare acciaio?), ma di certo gli autori Marvel non sono dei fini conoscitori di fisica e chimica.

Logan
Nel castello di Sean Cassidy, durante la lotta con Black Tom e il Fenomeno, Wolverine incontra Padraic, uno degli abitanti "segreti" del maniero che, da un'altra parte, stanno aiutando Nightcrawler. E' un leprechaun, una sorta di gnomo tipico del folklore irlandese. Il dialogo tra i due è spassoso, anche se di difficile resa in italiano, tanto è vero che la prima traduzione del'Editoriale Corno non era il massimo, ma è fondamentale per la storia del nostro mutante artigliato. «Credo di potervi aiutare, Mr. Logan» dice il piccolo omino. Come Mr. Logan? Per la prima volta scopriamo il nome di Wolverine. Nome o cognome? Bho, questo ancora non viene rivelato. Sono passati quasi due anni da quando il canadese era stato fatto esordire negli X-Men e finalmente si scopre come si chiama.

Il surreale dialogo tra Wolverine e il leprechaun Padraic (da X-Men n°103, febbraio 1977)

Come facesse Padraic a saperlo rimane un mistero, ma è un espediente narrativo che Claremont usa e risolve con lo scambio di battute successivo. «Come fai a sapere il mio nome?» chiede Wolverine basito. «Noi del piccolo popolo sappiamo un mucchio di cose.» è la risposta. E l'X-Man parlando in terza persona con un mezzo gioco di parole: «Il wolverine (cioè il ghiottone) non crede ai leprechaun!». Sagace la battuta dello gnomo: «Forse i leprechaun non credono ai wolverine (cioè ai ghiottoni) parlanti?»
Questo è comunque solo un accenno a uso dei lettori perché la questione del nome Logan rimarrà ancora sostanzialmente celata, infatti gli altri X-Men non lo scoprono in queste vignette, ma lo faranno molto tempo dopo.

Nello spazio, in una galassia lontana, lontana...
Nel numero 105 della serie prendono corpo alcune sotto-trame iniziate da Claremont nei due anni precedenti e tutte convergono verso la grande avventura spaziale che coinvolgerà gli X-Men nei numeri seguenti. Si scopre che Eric il Rosso è un agente di D'Ken, l'imperatore folle degli Shi'Ar, che vuole fermare sua sorella Lilandra, la vera pretendente al trono e per questo ribelle. La bella aliena è fuggita sul nostro pianeta per cercare l'aiuto di Xavier e fino a quel momento i loro incontri erano avvenuti nei sogni del professore. Ora lei arriva e i due si incontrrano. Si accende la scintilla e Charles e Lilandra si innamorano. All'inizio si mette in mezzo Firelord, araldo di Galactus al posto di Silver Surfer e personaggio notoriamente attaccabrighe e poco incline al dialogo. E' l'occasione per vedere all'opera Fenice con i suoi nuovi giganteschi e spaventosi poteri. Nella stupenda avventura nel pianeta dove D'Ken è in procinto di spazzar via l'universo senza che i suoi se ne rendano ben conto, gli X-Men incontrano i Predoni Stellari, il gruppo di pirati guidato da Christopher "Corsaro" Summers, che si scoprirà in seguito essere il padre di Scott. Poi la Guardia Imperiale, un gruppo di super-esseri spaziali alle dipendenze della corona Shi'Ar che Dave Cockrum ha modellato esplicitamente sui personaggi della sua Legione dei Super-Eroi e su altri noti e meno noti personaggi DC Comics. Insomma una montagna di novità e nuovi personaggi che consentiranno a Claremont e ai suoi collaboratori di scrivere storie per anni e anni.

Dopo un mezzo fill-in nel numero 106 realizzato da Bob Brown, talentuoso disegnatore che morì prima della pubblicazione dell'albo, arrivò l'ultima storia di Dave Cockrum nel numero 107.[4] Il bravo disegnatore si scatenò in queste ultime tavole e sfornò un mare di nuovi personaggi e citazioni che furono il suo ultimo lascito alla serie. La saga spaziale venne completata da John Byrne che diventò così il disegnatore regolare degli X-Men. Vedendosi accreditato anche come autore dei testi, Byrne rimase con i mutanti diversi anni contribuendo in modo decisivo al loro successo.[5]

La prima grande saga spaziale degli X-Men è fenomenale. Tra l'altro, grazie alle intuizioni di Cockrum e di Claremont, anticipò di mesi l'uscita del film Guerre Stellari che avvenne alla fine di maggio del 1977 e soprattutto portò in dote all'Universo Marvel una splendida razza aliena da affiancare ai classici Skrull e Kree, con i suoi pittoreschi personaggi, le sue avventure e i suoi intrighi.

La storia finisce bene, Jean "Fenice" Grey, coi suoi incredibili poteri, riesce a mettere a posto il tessuto dell'universo danneggiato dalle sconsiderate manovre di D'Ken con l'aiuto dello spirito dei suoi compagni. Solo che Lilandra, che pure aveva ragione, non può aspirare al trono perché giudicata comunque una traditrice e viene di fatto esiliata sulla terra. Ottimo, così lei e Xavier potranno stare insieme.

Il più brutto costume della storia dei super-eroi?
Il ghiottone canadese partecipa a tutta la saga, ma al centro della storia c'è ancora una volta Jean che come Fenice ne è la protagonista indiscussa. Novità di rilievo fu il tentativo di Cockrum di cambiare il costume di Wolverine. Il disegnatore, a quanto pare, non amava particolarmente il personaggio. E questo è forse uno dei motivi per qui nei primi due anni di vita dei nuovi X-Men Wolverine rimase sempre un po' nell'ombra. Cockrum, prima di andarsene, voleva evidentemente marchiare il personaggio donandogli un nuovo aspetto. Durante la battaglia con la Guardia Imperiale Wolverine si ritrova mezzo nudo e allora decide di rubare l'uniforme a Fang, uno dei guardiani comandati da Gladiatore.
Wolverine attacca Fang...
... e si impossessa del suo costume (da X-Men n° 107, ottobre 1977)
Il costume di Fang sembra ispirato, almeno nei colori, a quello di un personaggio comparso sulle storie di Superboy e la sua Legione all'epoca in cui Cockrum era il disegnatore della serie. Timber Wolf, a quanto si può notare, fu di ispirazione anche per dare il volto a Wolverine, in particolare nel taglio dei capelli.
Timber Wolf nella versione di Dave Cockrum (da Superboy starring the Legion of Super-Heroes, n°197, settembre 1973)
Cockrum aveva decisamente una predilezione per i costumi dei super-eroi un po' bizzarri e sgargianti. Ne realizzò comunque di notevoli, nonostante quello di Fang sia orrendo. Il migliore in assoluto, insieme a quelli di Tempesta e forse di Fenice, fu quello super-sexy che realizzò per Ms. Marvel all'epoca in cui lavorava con Claremont alla poco fortunata serie della bellissima Carol Danvers.
Il costume di Fenice appena risorta... (da X-Men n°101, ottobre 1976)

...e quello nuovo di zecca di Ms. Marvel che sostituì l'originale con il gonnellino (da Ms. Marvel n°20, ottobre 1978). Con questa mise Carol Danvers è sempre stata considerata una delle eroine più sexy della storia della Marvel







Continua nella quinta parte.

Note
[1] Il numero 101 della collana X-Men (data di copertina ottobre 1976)  fu pubblicato in Italia nel numero 123 del quattordicinale Capitan America dell'Editoriale Corno (dicembre 1977).
[2] I numeri 102 e 103 della collana X-Men (data di copertina dicembre 1976 e febbraio 1977)  furono pubblicati in Italia nei numeri 125, 126 e 127 del quattordicinale Capitan America dell'Editoriale Corno (gennaio, febbraio 1978).
[3] Il numero 104 della collana X-Men (data di copertina aprile 1977)  fu pubblicato in Italia nei numero 127 e 128 del quattordicinale Capitan America dell'Editoriale Corno (marzo 1978), gli ultimi della rivista.
[4] I numeri 105, 106 e 107 della collana X-Men (data di copertina giugno, agosto e ottobre 1977)  furono pubblicati in Italia nei numeri dal 210 al 214 del quattordicinale Thor e i Vendicatori dell'Editoriale Corno (aprile-giugno 1979).
[5] Il numero 108 della collana X-Men (data di copertina dicembre 1977)  fu pubblicato in Italia nei numeri 214 e 215 del quattordicinale Thor e i Vendicatori dell'Editoriale Corno (giugno, luglio 1979).

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