martedì 12 aprile 2016

La morte di Wolverine. L'evoluzione del personaggio Marvel che ha cambiato il mondo dei supereroi (2)

Dopo oltre un anno riprendo questa storia del più amato mutante marveliano.
La prima parte è qui.


Wolverine in una caricatura di Skottie Young (copertina di Savage Wolverine n°1, 2013, Marvel Comics)

Siamo in troppi...
Dopo lo storico Giant-Size X-Men n°1, pubblicato nel maggio del 1975, la serie regolare dei mutanti di Xavier ripartì qualche mese dopo con il n°94, dopo anni di ristampe e con periodicità bimestrale.[1] La storia successiva all'esordio dei nuovi X-Men era già stata abbozzata da Len Wein per un secondo numero del Giant Size che però non vide la luce. Venne così spezzata e pubblicata nei numeri 94 e 95 della collana regolare e venne attribuita al solo Chris Claremont visto che Wein era già sparito (fu accreditato solo come autore del plot).[2] Si tratta però di una storia fondamentale. A parte la battaglia con l'improbabile conte Nefaria, un aristocratico e nobile mafioso italiano, e i suoi Ani-Uomini, la storia, magistralmente disegnata da Cockrum e inchiostrata da Bob McLeod, si segnala per un immediato colpo di scena: l'abbandono di tutti i vecchi componenti degli X-Men che lasciano il professor Xavier basito e un po' deluso. In effetti c'era da aspettarselo, altrimenti sarebbe venuta meno l'idea originale di una nuova genesi per gli Uomini X. I membri fondatori del team sono diventati grandi, si sono diplomati e vogliono farsi una vita fuori dalla scuola. Hank "La Bestia" McCoy è già andato via da un po' e con la sua nuova pelliccia blu è nei Vendicatori, Bobby "Uomo Ghiaccio" Drake e Warren "Angelo" Worthington III hanno voglia di cambiare aria e sono pronti per esordire nei Campioni, Lorna "Polaris" Dane e Alex "Havoc" Summers non si sono mai sentiti a loro agio nelle vesti di super-eroi e ambiscono a una vita normale. Però se ne va anche Jean "Marvel Girl" Grey, la ragazza amata da Scott "Ciclope" Summers e, segretamente, dal prof. Xavier di cui è stata la prima e più fedele allieva.

Il professor Xavier apprende che i suoi pupilli hanno intenzione di lasciare gli X-Men. Wolverine, sempre più "bullo", riesce a rendersi subito antipatico e inizia uno dei suoi mille litigi con i compagni di squadra (X-Men n°94)
E' un duro colpo. Però Ciclope, che non sa cosa fare nella vita, decide di rimanere con il suo mentore e di non seguire la sua ragazza. La nuova formazione degli X-Men prevede quindi Ciclope come leader sul campo di questa nuova e sgangherata combriccola. Gli autori, fortunatamente, capiscono subito che così non funziona. Intanto ci sono troppe teste calde: Wolverine, Sole Ardente e il giovane Thunderbird sono uomini orgogliosi e refrattari all'autorità. Perciò il giapponese viene immediatamente congedato e al giovane pellerossa tocca di inaugurare uno dei filoni tipici della produzione mutante: la scomparsa di uno dei protagonisti. Thunderbird infatti muore alla fine del n°95, spinto a compiere una mossa sconsiderata dal suo orgoglio e dalla sua giovanile fragilità. E' un altro colpo di scena inimmaginabile. Dopo due numeri si assiste già alla morte di uno dei membri della squadra. Davvero un inizio che è indicativo di ciò che vivranno gli X-Men nei decenni successivi.

Thunderbird si lancia sul AV-8A Harrier (al tempo in dotazione al corpo dei Marines e magistralmente rappresentato da Dave Cockrum) e cerca di fermare il conte Nefaria. Poche vignette dopo l'aereo esploderà e così gli X-Men avranno il loro primo caduto sul campo (X-Men n°95)

Chi rimane alla fine? I tre membri più nuovi, Colosso, Tempesta e Nightcrawler, sono giovani e vengono immediatamente descritti con una carica positiva. Decidono di rimanere con Xavier perché capiscono che li potrà aiutare, non sanno come, ma si fidano. Banshee è più vecchio e saggio e ha bisogno di una nuova possibilità nella vita, così accetta anche lui di seguire il professore. Ciclope è il leader nato di questo gruppo e poi non sa davvero fare null'altro. E l'artigliato canadese? Beh, lui dice semplicemente che è meglio stare lì che passare il tempo nella noiosa base Alpha ad aspettare una chiamata. La maestria di Claremont è già evidente in questa prime vignette, ma su Wolverine la prende un po' larga, prende tempo. Non ha ancora capito cosa farci, ma lo tiene, capisce forse che nel personaggio c'è del potenziale. Ma le risposte non arrivano ancora. Che ci fa in mezzo ai mutanti? Che mutante è? Perché molla l'esercito canadese per andare dietro a un tizio che nemmeno conosce bene per diventare un X-Man? Non tutto quadra e la vicenda non regge bene, ma intanto ce lo teniamo.

Colosso salva Wolverine durante lo scontro con gli Ani-Uomini (X-Men n°95, Warhunt)

La prima vera storia dei nuovi X-Men ci offre un Wolverine ancora tutto da decifrare. Il disegnatore continua a mostrarcelo sempre in maschera e prima di vederlo "in borghese" ci vorranno mesi. Qualche novità però c'è. Ad esempio Wolverine inizia a chiamare Ciclope con il nomignolo "Cike" e sfida così l'autorità del leader. Si capisce subito che i due non si amano e questa idea sarà narrativamente sfruttata a lungo. Litiga con tutti e riesce sempre ad mostrarsi irritante e persino pericoloso. Il canadese non ne combina una giusta e appare comunque sempre defilato mentre gli altri, vignetta dopo vignetta, vengono sempre meglio caratterizzati. Wolverine appare a tratti imbranato e persino maldestro tanto da essere facilmente sconfitto nello scontro contro uno degli Ani-Uomini per la sua arroganza.

Interessante il fatto che durante la battaglia Cat-Man, l'Ani-Uomo con le sembianze di gatto, dice all'X-Man canadese «Pensi di essere un pezzo grosso con quegli artigli metallici. I miei artigli non sono finti, sono veri.» Davvero? Gli artigli di Wolverine sono finti? Tutto lascia intendere che si tratti di protesi metalliche alloggiate nei guanti. Si capisce ancora che gli autori non hanno le idee chiare, non hanno ancora deciso cosa è Wolverine.

Altra particolarità è che Wolverine, a differenza dei suoi compagni, non compare nemmeno nelle copertine dei numeri 94 e 95 di X-Men disegnate dal grande Gil Kane.

Mi piace fare quello che faccio
«Sono il migliore in quello che faccio. Ma quello che faccio non è sempre piacevole.» Questo è uno dei tormentoni tipici di Wolverine in tutti i suoi anni di carriera. Questa frase l'abbiamo letta decine di volte, ma le sue origini si possono trovare nella storia pubblicata sul numero 96 della serie regolare degli X-Men.[3] La vicenda è semplice: il cordoglio per la morte di James Proudstar porta Ciclope a risvegliare inavvertitamente un brutto e cornuto demone che alloggia nelle vicinanze della Xavier's School for Gifted Youngsters. La battaglia si risolve a favore dei nostri mutanti grazie all'intervento risolutore di Tempesta, ma anche grazie a un primo esempio di lavoro di squadra. Wolverine è protagonista dello scontro quando assale il demone con inaudita violenza sfoderando le sue lame e affettandolo selvaggiamente. L'esplosione di rabbia è devastante. Il canadese alla fine pronuncerà una frase memorabile davanti ai suoi attoniti compagni:
«Dieci anni di psicoterapia, ipnosi, droghe. Dieci anni di preghiere... e l'ho fatto a fette senza pensarci due volte. Non è cambiato niente professore. Pensavo di aver imparato a controllarmi. Credo di essermi sbagliato. E volete sapere una cosa buffa? Sono contento!»
La sequenza in cui Wolverine affronta il demone N'Garai (X-Men n°96)

Questa è la prima storia in cui Chris Claremont ha il completo controllo creativo della trama (anche se nei credits è citato un aiutino da parte di Bill Mantlo). Lo si avverte subito e infatti è la prima volta in cui Wolverine rivela qualcosa di sé. Se ne possono dedurre varie cose: Wolverine è stato addestrato, si deve pensare dal governo canadese, per dieci anni a combattere in modo controllato. Un uomo dotato di istinti omicidi che è stato drogato, psicanalizzato, ipnotizzato e così forgiato per controllare la propria rabbia e convogliarla in combattimento. L'Arma-X che è stata mandata a battersi contro Hulk è uno psicopatico riconvertito. Ma la sua natura è tornata a galla appena ha potuto liberamente dare sfogo al suo istinto. Per fortuna l'ha fatto contro un mostro non umano, ma la scena è comunque notevole. Mai si era vista tanta violenza in un fumetto di super-eroi.

Ma le avvisaglie si erano viste qualche pagina prima, quando Wolverine aggredisce violentemente il povero Nightcrawler durante un allenamento nella mitica Stanza del pericolo. Fortuna che l'elfo con la pelle blu è capace di teletrasportarsi. Banshee lo apostrofa: «Ragazzo, vacci piano, potevi ucciderlo» e Wolverine di rimando «Sì, lo so.» Un simpaticone. Buffo che Banshee consideri il canadese un "ragazzo" più giovane di lui.

Gli allenamenti nella Stanza del pericolo sono sempre un po' movimentati (X-Men n°96)

Ma non è finita. Lo scrittore inglese mette sul piatto un lungo menù di novità. Introduce i primi comprimari nel cast e inizia le prime sotto-trame che si svilupperanno nei mesi e addirittura negli anni successivi. Arriva Moira MacTaggert, la nuova misteriosa governante della villa, che dimostra subito di essere qualcosa di più di una semplice collaboratrice familiare; Xavier inizia a dare segni di squilibrio e ha bisogno di ferie; si profila dietro le quinte una minaccia per gli X-Men, uno scienziato mezzo matto che vuole sterminare il genere mutante rispolverando il progetto delle Sentinelle, i robottoni caccia-mutanti che già in passato avevano dato filo da torcere ai nostri eroi. Insomma, la saga degli X-Men inizia a prendere forma e il clima è già nebuloso e pesante.

Il numero successivo della serie è ancora più ricco. Ricompaiono Havoc e Lorna, rapiti e resi schiavi dalla nuova minaccia di Eric il Rosso; ricompare Jean Grey, in borghese ma pronta evidentemente a rivestire un ruolo importante nel cast; i personaggi di Tempesta, Colosso e Nightcrawler vengono sempre meglio caratterizzati; si inizia a capire qualcosa di più su Moira. Ma soprattutto arrivano gli Shi'Ar...[4]
Per Wolverine lo spazio è poco e il suo unico intervento è un litigio con Ciclope dal quale esce scornato.

Continua nella terza parte

Note
[1] La collana era intitolata originariamente The X-Men. Divenne semplicemente X-Men con la nuova formazione e le nuove storie inedite per far posto allo slogan All new, all different. In seguito divenne Uncanny X-Men, titolo con cui è maggiormente nota.
[2] I numeri 94 e 95 della collana X-Men erano datati agosto e ottobre 1975 e furono pubblicati in Italia nei numeri 116 e 117 del quattordicinale Capitan America dell'Editoriale Corno (settembre-ottobre 1977) e poi ristampate molte volte, ad esempio in X-Men Classic della Marvel Italia negli anni '90.
[3] X-Men n° 96, data di copertina dicembre 1975. Prima pubblicazione italiana n°118 di Capitan America,Editoriale Corno, ottobre 1977.
[4] X-Men n° 97, data di copertina febbraio 1976. Prima pubblicazione italiana n°119 di Capitan America,Editoriale Corno, novembre 1977.

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