martedì 27 giugno 2017

La morte di Wolverine. L'evoluzione del personaggio Marvel che ha cambiato il mondo dei supereroi (10)

La nona parte è qui.

Kitty Pryde in un magnifico disegno del maestro Alan Davis.

Cordoglio
Jean Grey è morta. E con lei la minaccia di Fenice. Ma le cicatrici sono profonde. Chris Claremont e John Byrne utilizzano il nuovo numero della collana mutante, che nel frattempo è diventata il best seller della Marvel, per concedere a tutti, lettori e eroi, una piccola pausa di riflessione, un momento di passaggio e di intimità.
Ne nasce Elegia, una storia nella quale Scott Summers, l'intrepido capo degli X-Men, si concede un attimo di riflessione, una pausa per fare un bilancio della sua esperienza come super-eroe e come uomo. I tanti nuovi lettori della serie possono così godersi un riassunto delle puntate precedenti, tutta la storia degli X-Men dalle origini condensate in poche pagine. Scott poi lascia il gruppo, ha sofferto troppo e sta soffrendo per la perdita della sua amata; ha decisamente bisogno di un momento per sé.[1]
La storia è bellissima e Claremont la usa anche per rileggere il passato dei mutanti Marvel a suo modo, per mettere qualche punto fermo, per sciogliere qualche nodo, insomma, per ripartire dopo aver rassettato casa.

Tra le tante cose notevoli da menzionare, va ricordato l'accenno che Ciclope fa a riguardo dei nuovi X-Men, quando la nuova stramba squadra fu messa in piedi nell'ormai lontano 1975 nella Seconda genesi. Ripensando ai nuovi membri Claremont fa dire a Scott: «Wolverine... Con gli iper-sensi di un animale, più uno scheletro e artigli di adamantio.»

 Ciclope passa in rassegna mentalmente i nuovi membri della squadra (da X-Men n°138)

Sono passati più di cinque anni da quando Wolverine è entrato negli X-Men. Si è da poco scoperto che il canadese è dotato di uno scheletro metallico. Ma ancora non è del tutto chiara qual'è la sua natura mutante. Iper-sensi di un animale? E' solo questo il suo potere mutante? Che ne è stato dell'accenno di un paio di anni prima quando Wolverine nella Terra Selvaggia aveva rassicurato Tempesta sulle sue condizioni dopo essere stato ferito da un famelico dinosauro: «Guarisco in fretta!» E' evidente che Claremont non aveva ancora deciso. La cosa ha dei risvolti incredibili. Wolverine stava diventando il personaggio di punta del fumetto Marvel più venduto, un fumetto di mutanti, e ancora non era chiaro cosa lo rendeva un mutante! Il nostro magico Chris la stava prendendo decisamente larga... E aveva ragione. Troppi personaggi Marvel erano stati rovinati per scelte frettolose degli sceneggiatori e dei supervisori a caccia di sensazionalismi. Claremont invece voleva vederci chiaro, quasi che il personaggio di Wolverine stesse crescendo da solo, e servisse solo la pazienza di vedere cosa sarebbe diventato.

Un nuovo inizio
Il numero successivo della collana X-Men si rivelò pieno di novità.[2] Dopo il cordoglio per la perdita di Jean e l'uscita dal gruppo di Ciclope, in poche pagine, gli autori fecero ripartire la serie alla grande, con parecchie succose novità. Già nella bellissima ultima pagina di Elegia si era visto l'arrivo alla scuola per giovani mutanti della deliziosa Kitty Pryde, frizzante tredicenne capace di attraversare i muri rendendosi intangibile. Un personaggio che fornì nuova linfa alla serie e permise a Claremont di alternare alle sempre più frequenti tragedie momenti più spensierati e positivi. E Kitty era fatta apposta per donare alle storie la giusta dose di buonumore. Ma Kitty, lo si scoprirà in seguito, si rivelerà un personaggio tridimensionale, tra i migliori che Claremont abbia sviluppato. Un grande acquisto per gli X-Men.

 Kitty Pryde arriva alla Scuola per giovani dotati del professor Charles Xavier. Benvenuta! (da X-Men n°138)

Meno felice fu l'idea di rimpolpare il roster con il redivivo Angelo. Con l'uscita di scena di Ciclope e di Fenice, e prima ancora di Banshee, gli X-Men erano rimasti in pochi, serviva qualcuno per ritornare alla formazione tipo che era di norma composta da sei membri. Angelo evidentemente piaceva a Claremont. L'aveva già usato durante la saga di Fenice e lo utilizzò in seguito in diverse storie. Ma il personaggio aveva sempre avuto un problema legato ai suoi poteri, una coppia di ingombranti ali che non lo rendevano granché utile nelle scene di lotta e di battaglia. Un personaggio molto difficile da usare utilmente. Ok, volava, ma anche Tempesta era in grado di volare, pure Banshee lo faceva. E tutti e due erano anche in grado di offendere se necessario. Invece Angelo svolazzava di qua e di là, ma era davvero difficile renderlo decisivo in azione. Non è dato sapere se la scelta di includerlo nuovamente negli X-Men fosse stata di Claremont, di Byrne o dei supervisori. Di fatto, già nelle prime pagine della storia, durante una sessione di allenamento nella danger room, Angelo si rivela imbranato e poco allenato, tanto che lo stesso Wolverine è costretto a rassicurarlo, nelle vesti inedite di saggio ed esperto consigliere. Si capiva già che la sua permanenza nel gruppo non sarebbe stata lunga...

Wolverine è diventato saggio e benevolo e dispensa consigli al ritrovato Angelo (da X-Men n°139)

Altra grossa novità fu la promozione di Tempesta nel ruolo di leader del gruppo al posto di Ciclope. Il personaggio stava crescendo, come e forse più di Wolverine, e, senza l'ingombrante presenza di Jean e Scott, Claremont lo sviluppò ancora, in profondità, svelandone mille aspetti della sua personalità, donando ai lettori una delle figure più carismatiche di tutto l'Universo Marvel. Splendida Ororo!

Tempesta è il nuovo capo degli X-Men e suggerisce a Kitty il nome di battaglia. Frizzante, davvero... (da X-Men n°139)

Ma la novità più eclatante, ai nostri fini, oltre a quella che fu svelata qualche pagina dopo, fu l'introduzione del nuovo costume marrone di Wolverine! Perché?
«Perché no!» spiega il ghiottone. In realtà la necessità di dotare il personaggio di un costume più adatto alle sue qualità era evidente. Uno che gironzola silenzioso nel sottobosco, sottovento, furtivo e potenzialmente letale, cosa ci faceva con un'uniforme gialla e blu che si sarebbe notata a chilometri di distanza? No, il costume originale non era adatto alle caratteristiche di un guerriero dotato di iper-sensi da animale. Il marrone era decisamente più mimetico, più furtivo, meno appariscente. Se n'era accorto anche Dave Cockrum, anni prima, ma aveva sfornato un costume così brutto che era stato tolto di mezzo dopo poche vignette. L'intuizione però era tutto sommato giusta. E John Byrne completò così l'opera di restyling.

Nuovo abito per Wolverine. Non sarà elegante, ma è efficacie. (da X-Men n°139)

Welcome home!
La storia del numero 139 e di quello successivo non sono però solo dedicate alle novità e ai ritocchi stilistici.[2] Claremont e Byrne ne approfittarono per centrare il focus proprio su Wolverine che stava diventando numero dopo numero il personaggio più importante della serie. Non siamo ancora i livelli di mania degli anni '90, ma la popolarità del ghiottone iniziava crescere in misura importante. La figura dell'antieroe era stata sdoganata e Wolverine fu solo il primo di una lunga serie di personaggi border-line che spopoleranno poi nei comics e al cinema.

L'artigliato X-Man chiede il permesso (chiede il permesso? ma da quando?) al professore per potersi assentare. Vuol tornare in Canada per sistemare i sospesi con il suo governo dopo le scaramucce con gli Alpha Flight. Non ha intenti bellicosi, vuole solo fare pace. Incredibile! Wolverine che vuol far pace. E' davvero cambiato alla corte di Xavier.
Accompagnato da Nightcrawler, ormai suo fraterno amico come lasciano intendere le poche vignette di questa storia, Wolverine si reca a Ottawa a casa di James MacDonald Hudson, il suo vecchio amico e capo che aveva cercato di riportarlo nei ranghi nelle vesti del super-eroe canadese Arma Alpha. Qui incontra Heather, la moglie di "Mac" e Claremont ne approfitta per iniziare, finalmente, a svelare qualcosa del passato del ghiottone.
Che sorpresa, il vecchio Logan è passato a trovarci! (da X-Men n° 139)

Heather chiama Wolverine con il suo nome, Logan. I lettori lo sapevano già da anni, dai tempi del viaggio in Irlanda agli albori dei nuovi X-Men, ma i suoi compagni lo ignoravano. «Ti ha chiamato Logan! E' il tuo vero nome?» chiede uno stupito Nightcrawler.
Si capisce che Logan e Heather sono amici di vecchia data e che la "fuga" di Wolverine dal Canada per seguire Xavier non è stata indolore e ha incrinato i loro rapporti. Ma Wolverine confida a Nightcrawler: «Prima di incontrare la vostra squadra, Heather e Mac erano gli unici veri amici che avevo.»

Scintille tra vecchi amici (da X-Men n°139)

La storia si sposta presto nelle foreste del nord del Canada dove Vindicator, il nuovo nome in codice di Hudson quando indossa il costume da capo di Alpha Flight, è impegnato con alcuni membri del suo gruppo a dare la caccia a una creatura che sta creando scompiglio da quelle parti. Vengono raggiunti da Wolverine e da Nightcrawler. All'inizio è palpabile un po' di tensione, ma Logan mostra subito le sue pacifiche intenzioni. Alla fine i due X-Men aiutano i membri di Alpha Flight in una furibonda lotta contro un personaggio importantissimo nella storia editoriale di Wolverine: il gigantesco Wendigo, primo avversario del ghiottone ai suoi esordi sulle pagine di The Incredible Hulk nell'ottobre del 1974. La storia serve anche a Claremont per rileggere a suo modo quella storica prima apparizione di Wolverine, avvenuta in modo un po' approssimativo. Wolverine infatti commenta: «Vengo fin quassù per chiudere alcuni dei conti in sospeso che ho e finisco faccia a faccia con il più grande conto in sospeso della mia vita.» In effetti, nella sua prima apparizione, non era riuscito a sconfiggere il mostro bianco e anzi ne era uscito un po' scornato; era stato, secondo lui, il suo unico fallimento. Claremont gli dà la possibilità di rimediare. Lo scrittore ci svela anche che, dopo lo scontro con Wendigo, Wolverine era stato occupato, presumibilmente per conto del governo canadese, nelle sue «azioni alla James Bond.»

Snowbird e Wolverine sarebbero stati una bella coppia (da X-Men n° 140)

Nel numero successivo, il 140, mentre la caccia al mostro bianco continua, un flashback permette a Claremont di chiarire i motivi dell'abbandono di Wolverine: «Perché hai dato le dimissioni dal Dipartimento H?» chiede Snowbird, la bella mutaforma degli Alpha Flight. «Un'offerta migliore» chiosa Wolverine. E il ghiottone ripensa al suo passato. Heather e Mac avevano trovato Logan vicino alla loro casa, infreddolito e affamato. E l'avevano accolto. Cosa gli era capitato? Non ci viene spiegato. Wolverine, che evidentemente non ha memoria di certi avvenimenti, si è ritrovato di punto in bianco con gli artigli di adamantio. «Io sono sempre stato un uomo pericoloso! - ricorda Wolverine nel flashback - Combattere è parte della mia natura! Ma questi artigli di adamantio... tutto è diverso ora. Non posso più confrontarmi in un combattimento leale. Sono praticamente invulnerabile, Jim! Sono diventato una macchina per uccidere! E io non voglio questo!»
Questa macchina per uccidere, commenta Claremont, è stata una manna dal cielo per i servizi segreti canadesi che avevano usato Wolverine per i lavori più sporchi. L'offerta di Xavier di unirsi agli X-Men era stata per Wolverine l'occasione di uscire da quel circolo vizioso, una via d'uscita che il collerico agente segreto canadese aveva colto al volo. Insomma, la seconda possibilità che cercava. Anche a costo di essere costretto a abbandonare coloro che l'avevano salvato, Jim Hudson e la sua gentile moglie Heather.

L'incontro tra i coniugi Hudson e Logan (da X-Men n° 140)

In poche vignette, e con una maestria rara, Chris Claremont risolve una delle contraddizioni più grandi del personaggio di Wolverine, il motivo cioè per cui aveva lasciato il suo incarico di super-arma del governo canadese per seguire, apparentemente senza motivo, uno strambo professore in sedia a rotelle.

Tutta la storia canadese serve per mettere a fuoco il personaggio. Anche durante lo contro con Wendigo i pensieri di Wolverine rivelano la sua personalità. Il fatto ad esempio di aver imparato a controllare la sua furia, ma anche di provare in fondo piacere a lasciarla sfogare quando possibile. E' un Wolverine capace di prendere posizione, di dare ordini, come fa ad esempio con Snowbird. Capace di provare pietà per le sue vittime. Durante la lotta con Wendigo riesce a salvare la mutaforma intrappolata nell'aspetto, guarda caso, di un famelico ghiottone. Lo fa con la sua capacità di provare empatia per gli animali, si mette a nudo e si aspetta che lei faccia altrettanto. Il piano riesce e la sua autorevolezza aumenta. Le ultime pagine, dopo che la minaccia del mostro dei boschi è stata sventata, ci riconsegnano un Wolverine in pace coi suoi vecchi amici canadesi («Ora sei un uomo libero... Vieni a trovarci, me e Heather, siamo amici, Logan, ti vogliamo bene e ci manchi», gli dice Mac) ma anche una riflessione sul Wolverine soldato e agente segreto dal passato violento e sul super-eroe a cui è stata data l'occasione di ricominciare ma che deve fare i conti con la sua natura. E' una questione aperta che Claremont non chiude, anzi, la domanda se le azioni dell'X-Man siano giuste rimane in sospeso, come abilmente l'autore fa dire a Nightcrawler, l'amico che non si sottrae dal fare domande scomode.[3]

Nightcrawler è davvero un buon amico (da X-Men n° 140)

La storia servì anche a Byrne e alla Marvel come prologo alla bella serie dedicata al gruppo guidato da Vindicator, Alpha Flight, che ebbe un buon successo fintantoché fu realizzata dall'autore anglo-canadese, ma che però vide la luce più di due anni dopo, nell'estate del 1983.

Continua nell'undicesima parte.

Note
[1] Il numero 138 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina ottobre 1980)  fu pubblicato in Italia nei numeri 19 e 20 del mensile L'Uomo Ragno della Star Comics (dicembre1988, gennaio 1989).
[2] I numeri 139 e 140 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina novembre e dicembre 1980)  furono pubblicati in Italia nei numeri 20, 21 e 22 del mensile L'Uomo Ragno della Star Comics (gennaio-marzo 1989).
[3] I numeri da 138 a 140 della collana X-Men furono ristampati in Italia nel volume Giorni di un futuro passato da Marvel Italia nel 1998 e in una nuova edizione nel 2014.


mercoledì 21 giugno 2017

La morte di Wolverine. L'evoluzione del personaggio Marvel che ha cambiato il mondo dei supereroi (9)

L'ottava parte è qui.

La copertina di X-Men n°133 disegnata da John Byrne e Terry Austin. Un solitario Wolverine in una memorabile zuffa con gli sgherri del Club Infernale.

The Dark Phoenix Saga: una pietra miliare nel mondo dei comics
Il 1980 mutante si aprì con molte novità e con l'inizio di uno dei cicli narrativi più celebrati della storia della Marvel e del genere super-eroistico. Dal numero 129 fino al numero 137, per quasi un anno, le vicende degli X-Men furono incentrate sullo straordinario personaggio di Jean Grey, nota ormai come Fenice, un essere potentissimo che aveva travalicato l'essenza mutante della rossa X-Woman. E' davvero difficile avere a che fare con poteri così grandi, così spaventosi, soprattutto se si mette in mezzo un nemico che riesce a farti impazzire, ti fa vivere in una realtà parallela fatta di visioni e illusioni scollegate dalla realtà. La povera Jean, nonostante tutti i suoi sforzi e l'amore dei suoi amici, alla fine soccombe in una delle storie più drammatiche, ma anche commoventi, che si siano mai lette su un albo a fumetti.
Sulla Saga di Fenice Nera ci sarebbe da scrivere un'enciclopedia, tanti sono gli spunti narrativi che offre. E tanto se n'è scritto, in particolare sul tragico epilogo.
Tutta la story-line è piena di novità. Nel primo numero comparve per la prima volta uno dei personaggi più belli e importanti dell'intera saga mutante, Kitty Pride, una frizzante adolescente che diventò poi uno dei punti di forza delle serie mutanti e grande amica di Wolverine. Poi Dazzler, improbabile eroina sui pattini dallo spessore ancora incerto, fatta esordire sulle pagine degli X-Men per essere poi protagonista di una sua serie regolare nata per strizzare l'occhio al pubblico giovanile amante dell'allora imperante disco-music (sigh!), ma che negli anni '80 tornò a rivestire un ruolo di primo piano nelle storie degli X-Men. Poi i nuovi e terribili nemici, i membri dell'oscuro Club Infernale. Tutte creazioni di un ispiratissimo Chris Claremont che iniziava davvero a far vedere al mondo perché, negli anni, si è meritato di essere considerato uno dei più importanti scrittori di fumetti.

 La Saga di Fenice Nera, il volume che raccoglie tutta la storia. La copertina è una rielaborazione di quella storica di X-Men n°137 di John Byrne e Terry Austin

E Wolverine? Bhe, il mutante canadese fu uno dei protagonisti dell'intero ciclo, pur senza esserne il fulcro centrale. La sua evoluzione come personaggio permise a Claremont e a John Byrne, che fu sempre co-accreditato anche nella stesura delle storie, di utilizzarlo in pieno, di sfruttarne le peculiari caratteritiche che ormai si stavano delineando con chiarezza. Lui era il membro delgi X-Men che spesso faceva il lavoro sporco, e lo risparmiava agli altri, a lui venivano demandate le azioni più crude e violente, ma il personaggio conteneva una vena umoristica e un'indole avventurosa nel suo tipico stile di guerriero senza paura, pur con qualche macchia. Intanto si inseriva sempre più nel gruppo, ne diventava uno dei membri più stabili e affidabili (mentre in parallelo iniziava a prendere sempre più quota la leadership di Tempesta).

Kitty, Alison e Emma
Il cast del serial iniziò ad arricchirsi di personaggi femminili con i quali Claremont dimostrò di trovarsi subito a suo agio. Una caratteristica tipica dello scrittore di origini inglesi, a cui si deve l'aver introtoddo o sviluppato un gran numero di figure femminili di grande spessore in un mondo, quello dei super-eroi, tipicamente maschilista. Già negli X-Men c'erano già due figure femminili forti e narrativamente tutt'altro che banali come Jean Grey e Ororo e Claremont aveva anche tirato fuori dal cappello la splendida Moira, protagonista assoluta della Saga di Proteus. Ma fu con Kitty Pride che Claremont iniziò a fare sul serio. Kitty divenne uno dei suoi personaggi migliori, più amati e che lo scrittore utilizzò nel modo più creativo e intelligente. Su di lei bisognerebbe dilungarsi per giorni. Nel numero 129 della collana X-Men, insieme a Kitty, fece il suo esordio anche Emma Frost, la Regina Bianca, altra donna e innovativo personaggio che lo scrittore utilizzò in modo magnifico negli anni successivi.

La prima parte della lunga saga vide gli X-Man alle prese con il temibile Club Infernale e in particolare con la sua cerchia interna, un gruppetto di mutanti che sotto mentite spoglie gestivano l'esclusivo circolo interno e il cui scopo era la manipolazione del potere a tutti i livelli. Il primo scontro avvenne proprio a causa di Kitty Pride, una giovane mutante appena "scoperta" dal prof. Xavier (appena tornato dallo spazio) tramite il super-computer Cerebro. Una squadra di X-Men viene inviata da Xavier a Chicago, dove Cerebro ha individuato la giovane mutante. L'idea è che la ragazzina possa isciversi alla scuola per giovani mutanti di Xavier. I nostri vengono assaliti da un gruppo di uomini misteriosi dotati di una avvenieristica armatura. Sono emissari del Club Infernale che punta a sconfiggere gli X-Men e a portare dalla sua parte la giovanissima ragazzina.[1]

Jean incontra Kitty. E' la fine di un incubo. (da X-Men n°131)

Nel numero successivo una seconda squadra di X-Men giunge a New York per trovare un secondo mutante appena individuato. Si tratta della cantante Alison Blaire, nota come Dazzler, capace di trasformare il suono in energia luminosa. Anche qui gli emissari del Club Infernale si mettono di mezzo.[2]
Xavier e Tempesta, Colosso e Wolverine, la squadra mandata a incontrare Kitty, vengono rapiti da Emma Frost, Regina Bianca del Club e potente telepate in grado di rivaleggiare, quasi, con il professore. In una sarabanda di  avvenimenti e capovolgimenti alla fine è proprio la giovane, spaventata e inesperta Kitty che si trova costretta a intervenire per liberare i suoi nuovi amici.
Intanto Jason Wyngarde, il misterioso e avvenente uomo che da mesi e mesi sta minando la mente di Jean Grey, continua nella sua diabolica opera. Anche lui, si scopre, è un membro del Club Infernale e il suo scopo è portare dalla parte dei malvagi la rossa Jean, per poterne sfruttare, come docile marionetta, i fantastici poteri di Fenice.

Kitty libera Wolverine. Ci sa fare la ragazzina! (da X-Men n°131)

Nel frattempo Kitty riesce a non farsi catturare dalla Regina Bianca e incontra la squadra di Ciclope, Nightcrawler e Fenice che ha preso contatto con Dazzler. Viene organizzata una operazione di recupero e grazie ai poteri di Kitty, in grado di diventare incorporea e di attraversare le pareti, Wolverine e gli altri vengono liberati. Alla fine sono i poteri di Fenice a rivelarsi decisivi. A tal punto da preoccupare e intimorire i suoi compagni. Scott in particolare inizia a chiedersi cosa sia diventata Jean. E' ancora lei? E' ancora la ragazza che ama? O la personalità misteriosa di Fenice sta cambiando tutto? Ovviamente Ciclope non sa che gran parte dell'instabilità di Jean è dovuta alle manovre oscure di Jason Wyngarde che riesce con facilità a entrare nella mente della ragazza, suggestionandola e manovrandone le azioni.[3]

Ciclope capisce però che il Club Infernale è pericoloso e decide di intervenire. La misteriosa organizzazione sta braccando gli X-Men e così Scott decide che la miglior difesa è l'attacco. In gran segreto gli X-Men, aiutati da Angelo, organizzano una missione a casa del Club, nel loro stesso covo. Vogliono vederci chiaro una volta per tutte. La lotta inizia presto e gli X-Men fanno la conoscenza diretta dei loro nemici: il Re Nero Sebastian Shaw, un ricco industriale capo indiscusso del Club e leader della segretissima cerchia interna, Donald Pierce, mezzo uomo e mezzo cyborg, Harry Leland, la stessa Emma Frost, la Regina Bianca, e naturalmente Jason Wyngarde. Tutti mutanti, tutti pericolosi tanto da essere a capo di una organizzazione segreta che mira ad ottenere potere, politico e economico, e per questo vuol sfruttare gli altri mutanti e in particolare la povera Jean Grey. Lo scontro è terribile e Jean, manipolata da Wyngarde, viene soggiogata diventando lei stessa membro del Club, nelle vesti della Regina Nera.[4]

Le cose non vanno bene, gli X-Men vengono catturati e Wolverine, mandato nei sotterranei del palazzo del Club per entrare di soppiatto, è stato sconfitto ed è creduto morto. Ma lui è un osso duro, mica molla facilmente! L'ultima pagina del numero 132  è splendida. Wolverine riemerge dall'acqua delle fogne: «Okay bastardi, ci avete provato... Ora tocca a me!» Ecco il vero Wolverine...

 Pensavate di aver ucciso Wolverine? Mica è così semplice! (da X-Men n°132)


Wolverine: solo!
L'X-Man canadese è il protagonista del numero 133. Sua è la copertina (la prima della collana interamente dedicata a lui), suo è il titolo della storia, suo è il palcoscenico.[5]
Nei sotterranei del Club Infernale di Manhattan Wolverine affronta in solitaria i mercenari del circolo interno di Shaw. Odiano i mutanti e impareranno a odiarli ancora di più, in particolare il burbero canadese dopo il trattamento che riserverà loro usando i suoi artigli. In una didascalia Chris Claremont descrive la scena della mattanza: mentre affetta i suoi avversari Wolverine «fa quello che sa fare meglio... e si diverte un mondo.»

Wolverine se la spassa...  (da X-Men n°133)

La scena finale della lotta con i mercenari è epica e descrive al meglio quello che il personaggio è diventato dopo la lunga cura di Claremont. Rimane un solo avversario,Wolverine lo impaurisce al punto da farlo arrendere. E' l'inizio dell'eterno tormentone: "Faccio quello che so fare meglio, e quello che faccio non è piacevole (ma mi diverto!)"

 La psicologia del terrore! (da X-Men n°133)

Alla fine gli X-Men riescono, anche grazie all'intervento di Wolverine, a liberarsi e a fuggire. Il canadese uccide Leland e Jean Grey riesce a sottrarsi dall'influenza di Jason Wyngarde che si rivela essere nient'altro che Mastermind, un vecchio nemico degli X-Men capace generare illusioni e con questo soggiogare la volontà delle altre persone. Ma è troppo tardi, tutto quello che Jean ha passato e i danni subiti dal controllo mentale di Mastermind hanno indebolito la sua volontà e la ragazza perde il controllo. Non è più la Regina Nera del Club Infernale sotto l'influenza di Wyngarde, non è più Jane Grey e nemmeno Fenice, ma si trasforma nella ben più temibile Fenice Nera. E sono guai, grossi... [6]

Figlia della luce e dell'oscurità
I tre numeri finali della saga sono tra i più drammatici mai letti sin'ora. Jean Grey si trasforma e trascende nell'entità oscura della Fenice Nera, la faccia incontrollata e incontrollabile della splendida Fenice, un essere universale di origine primigenia e di potenza inaudita. Jean non riesce più, se non a tratti, a controllare la fame che la divora.[7]

La bellissima copertina di X-Men 135, Fenice Nera si rivela in tutta la sua potenza.

Gli X-Men ci provano in tutti i modi, combattuti tra l'amore per la ragazza e la necessità di fermarla costi quel che costi. Una battaglia dilaniante, in particolare per Scott e per il professore. Poi Fenice Nera, nel suo girovagare incontrollato per l'universo, affamata e dilaniata, distrugge un intero sistema solare abitato da miliardi di esseri e finisce nelle mire degli Shi'Ar. Quando finalmente sembra tornata la pace Lilandra reclama giustizia per gli atti compiuti da Jean nelle visti di Fenice Nera, la divoratrice di mondi. Il fato di Fenice, l'ultima storia, è una delle più famose e discusse della storia dei fumetti. Jean muore, si sacrifica per fermare l'essere che è dentro di lei, l'essere che lei stessa è diventato. Fiumi di inchiostro furono scritti su questa scelta imposta controvoglia agli autori che a quanto pare avevano in mente un finale diverso. Invece la morte di Jean Grey si compì e gli X-Men e il mondo dei comics non furono più gli stessi.

Anche Wolverine è ovviamente coinvolto nella battaglia. Lui ha amato Jean e come gli altri è diviso, lacerato. Grazie a un congegno inventato da Hank McCoy, la Bestia, gli X-Men riescono a rallentare Fenice Nera che per un attimo è indebolita. E' un'occasione d'oro per farla finita. E ci può pensare solo Wolverine. Solo lui può avere il coraggio di compiere l'atto fatale, solo lui può fare ciò che va fatto, anche se non è piacevole. Ma la personalità di Jean torna in superficie e implora Wolverine di ucciderla, di mettere fine a tutto. Questo fa esitare Wolverine che perde l'attimo fuggente. Troppo tardi, Fenice Nera riprende il controllo, occasione sprecata...[8]

Wolverine sta per uccidere Fenice Nera, ma esita... (da X-Men n°136) 

Il professor X riesce comunque a fermare Fenice, grazie anche all'aiuto della stessa Jean. Appena in tempo perché gli X-Men siano condotti di fronte al tribunale degli Shi'Ar. Gli X-Men combattono contro la Guardia Imperiale di Lilandra per la vita di Jean. Wolverine si prepara all'inevitabile scontro e riflette su di sé e sulla battaglia che gli attende: qualcosa gli dice che l'esito non sarà piacevole. A margine gli autori ribadiscono che il suo scheletro è di adamantio, come la sue devastanti lame. Curiosamente in una vignetta si vede l'artigliato eroe in meditazione, come farebbe un guerriero giapponese: l'ennesimo indizio sul suo passato che, con la solita maestria, Chris Claremont lascia lì, come una briciola fatta cadere sul percorso per ritrovare la strada di casa.[9]

 Wolverine si prepara per la battaglia finale (da X-Men n°137)

Alla fine Jean si sacrifica, uccidendo se stessa ma anche Fenice Nera, l'essere che ormai è ineludibilmente diventato. Il volto della ragazza nell'ultima vignetta è bellissimo. Traspare tutto l'amore per Scott, ma anche l'intollerabile sofferenza della povera X-Girl.

Si compie il fato di Fenice, in una delle scene più famose della storia dei fumetti Marvel (da X-Men n°137)

Tutta la saga è dominata dai meravigliosi primi piani di Jean realizzati da un John Byrne in stato di grazia, al suo massimo artistico. Queste sono le storie che hanno reso immortali gli X-Men nel mondo dei comics: queste vignette lo testimoniano e ce ne spiegano il motivo.[10]

The Untold Story
La versione orginale di The Fate of Phoenix fu pubblicata qualche anno dopo, nel 1984, con il finale che Claremont e Byrne avevano inizialmente ideato.[11] Fenice Nera muore, ma Jean riesce a essere salvata. Purtroppo per gli autori Jim Shooter, l'allora detestatissimo capo editoriale della Marvel, decise diversamente e fece ridisegnare tutto. Un mucchio di lavoro in più, ma anche un problema per le storie successive. Claremont fu costretto a ripensare l'universo mutante senza Jean. Fortuna che aveva appena introdotto Kitty Pride...

Continua nella decima parte.

Note
[1] Il numero 129 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina gennaio 1980)  fu pubblicato in Italia nel numero 11 del mensile L'Uomo Ragno della Star Comics (marzo 1988).
[2] Il numero 130 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina febbraio 1980)  fu pubblicato in Italia nei numeri 11 e 12 del mensile L'Uomo Ragno della Star Comics (marzo, aprile 1988).
[3] Il numero 131 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina marzo 1980)  fu pubblicato in Italia nei numeri 12 e 13 del mensile L'Uomo Ragno della Star Comics (aprile, maggio 1988).
[4] Il numero 132 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina aprile 1980)  fu pubblicato in Italia nel numero 13 del mensile L'Uomo Ragno della Star Comics (maggio 1988).
[5] Il numero 133 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina maggio 1980)  fu pubblicato in Italia nel numero 14 del mensile L'Uomo Ragno della Star Comics (giugno 1988).
[6] Il numero 134 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina giugno 1980)  fu pubblicato in Italia nel numero 15 del mensile L'Uomo Ragno della Star Comics (luglio 1988).
[7] Il numero 135 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina luglio1980)  fu pubblicato in Italia nei numeri 15 e 16 del mensile L'Uomo Ragno della Star Comics (luglio e agosto 1988).
[8] Il numero 136 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina agosto 1980)  fu pubblicato in Italia nei numeri 16 e 17 del mensile L'Uomo Ragno della Star Comics (agosto e ottobre 1988).
[9] Il numero 137 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina settembre 1980), realizzato con un numero di pagine doppio rispetto al normale, fu pubblicato in Italia nei numeri 17, 18 e 19 del mensile L'Uomo Ragno della Star Comics (ottobre, novembre e dicembre 1988).
[10] I numeri da 129 a 137 della collana X-Men furono ristampati in Italia nel volume La Saga di Fenice Nera - The ultimate edition da Marvel Italia nel 1998.  
[11] Phoenix. The Untold Story (numero unico, data di copertina aprile 1984) fu pubblicato in Italia nel numero 12 del mensile Star Magazine della Star Comics (settembre 1991)

venerdì 26 maggio 2017

La morte di Wolverine. L'evoluzione del personaggio Marvel che ha cambiato il mondo dei supereroi (8)

La settima parte è qui.
Ciclope si prende gioco di Wolverine... a suo rischio e pericolo (da X-Men n°127)

Gli X-Men, la mia famiglia, davvero?
Nelle scorse puntate abbiamo visto l'evoluzione del personaggio di Wolverine nei quattro anni di permanenza negli X-Men. Dal burbero e un po' infantile attaccabrighe dei primi tempi, Chris Claremont lo fece crescere trasformandolo in qualcosa di diverso, in un personaggio tridimensionale, con le sue insicurezze, ma finalmente affidabile e consapevole.

Il numero 122 della collana The Uncanny X-Men contiene una delle tipiche storie di passaggio a cui il grande Chris ci abituerà anche in seguito. Il gruppo di Ciclope, con Wolverine, Nightcrawler, Colosso, Tempesta e un menomato Banshee privo di poteri, è tornato a casa, trovandola vuota. Il professore è nello spazio con Lilandra, mentre Jean e a Muir con Moira McTaggert alla ricerca dell'equilibrio con il suo nuovo status di Fenice.
La storia inizia con un allenamento nella stanza del pericolo: Colosso, dopo averle buscate un po' di volte nelle precedenti avventure, non è più sicuro dei suoi poteri, della sua forza. Una sorta di blocco psicologico. E' interessante il fatto che Ciclope si trovi nella sala comandi insieme a Wolverine. Situazione del tutto nuova. Il leader degli X-Men analizza con il canadese la situazione, cerca consiglio e Wolverine partecipa a pari livello, quando fino a pochi mesi prima difficilmente un suo parere sarebbe stato preso in considerazione. Wolverine con un colpo di teatro prende in mano la situazione, distrugge il pannello dei comandi e raggiunge Peter nella stanza del pericolo, mettendo a rischio la propria vita, ma così facendo costringe il giovane e insicuro russo a usare tutta la sua forza per salvarlo. Un rischio pazzesco, ma calcolato, non un colpo di testa irrazionale o istintivo. Wolverine si fida dell'amico e mette la vita nelle sue mani. Il trucco funziona e il dialogo finale con Ciclope, che abbozza elegantemente, è strepitoso per umorismo e profondità.

Wolverine offre una spintarella psicologica a Colosso, nel suo inimitabile stile... (da X-Men n°122)

Ma sono le parole di Wolverine rivolte a Colosso che colpiscono, mentre rischiando la vita cerca di convincerlo ad aver fiducia dei suoi mezzi, tanto sono nuove e distanti da quelle che avrebbe pronunciato il vecchio personaggio:  «Tutti devono morire Petey... presto o tardi... meglio farlo vicino a un amico. Ho una mezza idea di quello che ti sta capitando, coso. Molti tra noi erano dei perdenti prima di diventare X-Men. Il gruppo è diventato la famiglia che non abbiamo mai avuto. Ma tu hai una famiglia, amico. Radici.» Si riferisce al fatto che effettivamente Peter ha lasciato i suoi in Siberia e il tarlo che lo corrode è forse la nostalgia. La profondità psicologica di Wolverine è inedita, ma anche l'attaccamento al gruppo, agli X-Men come famiglia, come luogo dove ricominciare, nel perfetto stile americano delle "seconde possibilità".

E' un bel capovolgimento narrativo e un segno evidente del fatto che gli autori, dopo una gestazione di anni, avevano finalmente preso confidenza con il personaggio. La nuova caratterizzazione è quella di un esperto super-eroe, in grado di prendere in mano la situazione se ce n'è bisogno, con autorevolezza, con decisione, con credibilità. Sempre burbero e un po' pazzoide, a volte in modo imprevedibile, ma non più rancoroso, chiuso nell'orgoglio, ma a tratti addirittura comico. Non il leader degli X-Men, ma uno di cui finalmente fidarsi. Lo capisce, forse, persino Ciclope...

Tutta la storia del numero 122 è splendida e offre nuova linfa e nuove sfaccettature di tutti i personaggi: da Ciclope alle prese con la presunta perdita di Jean, dalla quale però sembra risollevarsi in fretta grazie a Colleen Wing, al Professor Xavier alle prese con la sua nuova condizione di compagno di una imperatrice galattica, a Jean che incontra Jason Wyngarde con tutti i guai che ne seguiranno, a Tempesta che deve fare i conti con il suo passato e con le sue vere origini, meno paradisiache di quello che credeva. E ancora Wolverine che rivede inaspettatamente la bella Mariko a New York...[1]

I due numeri successivi della serie sono incentrati sul rapimento degli X-Men da parte del perfido Arcade, personaggio caro a Claremont e Byrne che lo fecero esordire un annetto prima nella serie ragnesca Marvel Team-Up. Un'avventura piena di azione nella quale nuovamente Wolverine rischia di farsi prendere dall'istinto e per questo per un po' le prende, reagendo in modo scomposto. Il lupo perde il pelo...[2]

Sull'isola di Muir
Ma la saga mutante non concede pause. I quattro numeri successivi costituiscono la cosiddetta Proteus Saga, uno degli archi narrativi più celebri della premiata coppia Claremont-Byrne.[3][4] Lo scontro con Proteus, il misterioso Mutante X che si scopre essere il figlio di Moira MacTaggert, si rivela essere uno dei momenti più difficili della storia mutante. Claremont riesce comunque a seminare indizi rivolti al futuro, prepara il campo a nuovi sviluppi ancora più complessi e drammatici, le sotto-trame sono un groviglio di nuovi interrogativi e di nuove incertezze.

Proteus alla fine viene sconfitto, ma si tratta di una tragica vittoria, sopratutto per Moira. Ma per lei è anche un nuovo inizio, grazie alla presenza di Banshee che, ormai privo di poteri, decide di lasciare gli X-Men e di restare a Muir. Il centro ricerche scozzese, gestito da Moira e da Sean, diventerà una sorta di seconda casa per i mutanti di Xavier, un luogo dove riposare, trovare conforto e guarire dopo mille traversie grazie alla presenza preziosa della bella genetista e dell'esperto irlandese.

Wolverine non è il principale protagonista della storia, ma la sua nuova dimensione narrativa lo rende un elemento non estraneo al gruppo. Le sue doti di segugio e la sua esperienza lo rendono prezioso, così la sua selvaggia determinazione. In realtà la storia inizia con una bella litigata tra Wolverine il capo Ciclope che comincia a dubitare della coesione del gruppo. I due non si sopportano e non fanno niente per nasconderlo..

Adamantio!
Ma per la storia di Wolverine l'avventura scozzese è un punto di non ritorno, perché, finalmente, dopo più di quattro anni, viene svelato qualcosa sui reali poteri del piccoletto. Nel numero 126 di Uncanny X-Men il gruppo, con Moria e alcuni dei mutanti ospiti del suo centro ricerche (Havok, Polaris e l'Uomo Multiplo) inizia la caccia a Proteus il cui nefasto potere è quello di impossessarsi del corpo delle persone che incontra, consumandole in poco tempo e decretandone quindi la morte. Ha bisogno di cambiare spesso corpo e nel suo tragitto verso Edimburgo, dove si sta recando per incontrare e uccidere suo padre, Kevin (questo il suo vero nome) si lascia dietro una scia di morte e di mummie rinsecchite. Le abilità di segugio del guerriero canadese consentono agli X-Men di seguirne la traccia, fino al fatidico incontro. Proteus ha preso possesso del corpo di uno sfortunato poliziotto, ma Wolverine, grazie ai suoi sensi animaleschi, non si fa ingannare. A questo punto il Mutante X decide di impossessarsi del corpo dell'X-Man, ma, colpo di scena, non funziona. Tutto il corpo di Wolverine è fatto di metallo! E' il punto debole di Proteus che non riesce così a "entrare" dentro Wolverine. «Metallo! - urla Proteus - Questo X-Man è pieno di metallo. Alieno... mortale... per me!» Sardonicamente Wolverine risponde: «Non è solo metallo, tesoruccio. Ho uno scheletro da tre milioni di dollari di adamantio.»

Proteus tenta di impossessarsi del corpo di Wolverine... ma non ha tenuto conto dell'adamantio! (da X-Men n°126, ottobre 1979)

E' una grossa novità. Non solo i suoi artigli retrattili sono di adamantio, ma tutto il suo scheletro ne è ricoperto. Come c'è finito? Si può solo immaginare che non sia naturale, non è quello il suo potere mutante. L'adamantio è stato in qualche modo aggiunto (è costato 3 milioni di dollari!), ma come, da chi e perché? Una serie di interrogativi che per i lettori rimarranno tali per decenni...  
Quindi Wolverine è un mutante, e il suo potere sembra quello di essere dotato di sensi animali sviluppatissimi, fiuto, tatto, udito, e che in un passato tutto da scrivere gli è stato impiantato uno scheletro di metallo. Ma ricopre le sue ossa? Oppure lo scheletro è stato sostituito? E gli artigli, sono comunque artificiali? O sono naturali e poi ricoperti di adamantio? Altre domande, altre questioni che rimarranno tali per molti, molti anni.

Ciclope si prende cura di un tremante Wolverine, scosso dopo l'incontro con Proteus...
 
...e lo provoca. Wolverine non la prende bene! (da X-Men n°127, novembre 1979)

Lo scontro con Proteus non è comunque indolore per il canadese che ne rimane scosso, confuso, tutta la realtà fatta di certezze, di norma solidamente vagliate attraverso i suoi sensi, è stata messa in crisi. Fortunatamente interviene Ciclope che provoca in modo apparentemente stupido il suo compagno e ne ottiene una rabbiosa reazione. Ma in questo modo il leader mette alla prova tutto il gruppo, che confusamente assiste. Una salutare scossa nella mente degli X-Men dopo lo choc dello scontro con Proteus. Spiega Ciclope: «Ho messo alla prova me stesso e anche voi ragazzi. Ero molto preoccupato per te, Wolverine.» Inopinatamente Wolverine risponde. «Ne avevi un buon motivo. Proteus mi ha messo addosso una bella paura. Non avevo una grande opinione di te in passato, Cike, come leader e come uomo. Mi sbagliavo.» «Grazie Wolverine, davvero.» Per certi aspetti anche questa è una grande svolta nella narrazione, nell'equilibrio tra i personaggi, sempre più definiti e tridimensionali, offre agli autori nuova linfa, uno spaccato inedito e la possibilità di futuri sviluppi.

Ti salvo io! Tanto hai lo scheletro di adamantio e non ti faccio mica male! (da X-Men n°128, dicembre 1979)

Nel numero successivo, durante la battaglia finale con il Mutante X, che nel frattempo ha messo sotto sopra mezza Edimburgo e si è impossessato del corpo del suo odiato padre, Ciclope salva Wolverine che sta precipitando da una considerevole altezza. Lo fa rallentando la sua caduta con brevi emissioni dei raggi ottici. Ciclope è davvero in gamba. La cosa interessante però è che sembra conoscere il segreto di Wolverine e del suo scheletro di adamantio. Peccato che in passato questo fatto non fosse mai stato reso noto... No, Ciclope non poteva sapere nulla del segreto di Wolverine... Tipico di Chris Claremont, aggiungere informazioni rivolte ai lettori facendo finta che si tratti di cose già note. Grande Chris (ancora)! Wolverine però si lamenta, gli rimarranno per sempre i lividi. Non c'è ancora traccia del famoso fattore di guarigione! Gli autori ancora non l'hanno codificato in modo preciso. Servirà ancora qualche anno...

Continua nella nona parte. 

Note
[1] Il numero 122 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina giugno 1979)  fu pubblicato in Italia nei numeri 27, 28 e 30 del quattordicinale L'Uomo Ragno (2a serie) dell'Editoriale Corno (dicembre 1982, gennaio 1983).
[2] I numeri 123 e 124 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina luglio e agosto 1979)  furono pubblicato in Italia nel numero 1 della rivista Marvel della Labor Comics (giugno 1986). Fu ristampato da Marvel Italia nel numero 7 del semestrale X-Men Classic (Marvel Special 9, dicembre 1996)
[3] I numeri 125 e 126 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina settembre e ottobre 1979)  furono pubblicato in Italia nel numero 2 della rivista Marvel della Labor Comics (luglio 1986). Furono ristampati da Marvel Italia nel numero 7 del X-Men Classic (Marvel Special 9, dicembre 1996)
[4] I numeri 125, 126, 127 e 128 della collana X-Men (The Uncanny X-Men nel logo, data di copertina settembre, ottobre, novembre e dicembre 1979)  furono pubblicato in Italia nello Speciale X-Men 1 della Star Comics nel 1988. Furono ristampati da Marvel Italia nel numero 8 del semestrale X-Men Classic (Marvel Special 11, agosto 1997)