La furia di Wolverine in una splendida illustrazione di Gabriele Dell'Otto.
L'universo mutante prende forma
Dopo l'abbandono di John Byrne la serie degli X-Men non perse certo smalto, anzi, Chris Claremont continuò a far crescere i personaggi in situazioni sempre più drammatiche e coinvolgenti. Nacque un vero e proprio "universo mutante", sottoinsieme di quell'Universo Marvel all'interno del quale si muovevano gli uomini e le donne di Xavier. Il ruolo di disegnatore fu ripreso da un redivivo Dave Cockrum, colui che aveva iniziato tutto nel 1975. Il buon Dave sembrava aver perso un po' di smalto, non certo aiutato dal nuovo inchiostratore Joe Rubinstein, ma negli anni del suo secondo lungo stint con gli X-Men (quasi due anni) dimostrò di essere comunque perfettamente in linea con le storie di X-Chris e, accanto a qualche caduta di stile (come il primo discutibile costume di Kitty), partorì qualche buona idea.[1]
Le figure poste maggiormente al centro della scena furono Tempesta, sempre più leader e coscienza della squadra, Kitty Pryde, vera anima del gruppo, e ovviamente il ghiottone canadese. Ma le storie iniziarono sempre più a svolgersi in sottotrame lunghissime, tese a tener incollato il lettore alle pagine degli albi che mese dopo mese svelavano sempre nuovi aspetti e introducevano nuovi segreti. Iniziò a diventare dominante il tema dell'isolamento dei mutanti, temuti e odiati dal resto del genere umano. E iniziarono a crescere i dubbi negli stessi X-Men sul loro ruolo: perché fare gli eroi cercando di difendere il mondo se questo ti odia?
Claremont fece ritornare Ciclope tra le figure centrali della serie, prima da solo, alla ricerca del suo posto nel mondo, poi di nuovo nella squadra, in un ruolo che non era più il suo, perché il capo ormai era diventato Tempesta. Ma Claremont introdusse nuovi e avvincenti personaggi di contorno e sviluppo la personalità di molti altri solo abbozzati in precedenza.
Tra questi Lee Forrester, la bella ragazza che iniziò una relazione con Scott, fece capolino per un po'. Poi Carol Danvers, la sfortunata ex-Ms. Marvel, personaggio di cui Claremont aveva scritto la serie regolare proprio con Cockrum, che divenne un tassello importante delle storie. Poi ci fu l'inizio del lungo percorso che trasformò Magneto da arci-nemico in alleato di Xavier e degli X-Men. Illyana Rasputin, la sorellina di Colosso, che da bimba di pochi anni fu trasformata in una misteriosa adolescente piena di segreti. E i nemici: la sfuggente Mystica a capo della Confraternita dei Mutanti Malvagi; il Club Infernale e la sua Regina Bianca, Emma Frost, a capo di una scuola rivale a quella di Xavier che cercò di portare dalla sua parte la giovane Kitty. Da non dimenticare l'arrivo di Rogue... E poi le avventure spaziali con Deathbird, l'impero Shi'Ar e la temibile Covata. Mille avventure mozzafiato, contro il Dottor Destino, Arcade e perfino Dracula. Tutti a prendersela principalmente con la povera Ororo che avventura dopo avventura mutò il suo carattere: non più l'ingenua presunta dea africana, ma una figura di grande statura, guerriera riluttante, ma sempre più adulta e consapevole del suo ruolo, pur sempre in lotta con se stessa per ciò che stava diventando. E una sequenza di storie magnifiche: tra le migliori La Favola di Kitty, storia in cui Dave Cockrum si divertì a rielaborare i personaggi in un colorato e pittoresco mondo abitato da pirati, draghi, folletti, maghi, ecc.[2]
Kitty's Fairy Tale, gli X-Men con si erano mai visti (copertina di The Uncanny X-Men n°153)
Il quel periodo l'importanza degli X-Men continuò a crescere, tanto che la Marvel decise di dedicare ai mutanti due delle nuovissime graphic novel che da poco aveva iniziato a pubblicare: albi di prestigio, in grande formato, che richiama un po' quello tipico dei cartonati francesi, realizzati dai migliori autori in circolazione, ponendo attenzione alla cura della colorazione e della stampa, di norma molto scadente nei normali "giornalini", e della veste editoriale. Il primo celebre volume fu dedicato alla morte di Capitan Marvel, evento storico per l'epoca. La quarta graphic novel, scritta da Claremont che si accingeva a assumere il ruolo di deus ex machina dell'universo mutante, fu dedicata ai Nuovi Mutanti, primo spin-off degli X-Men, un gruppetto di giovani adolescenti radunati da Xavier mentre gli X-Men, creduti morti, erano nello spazio a combattere la Covata.[3] Dopo questa storia, pochi mesi dopo, fu lanciata la prima serie regolare derivata da quella degli X-Men, inaugurando una moda che continuò per decenni. Il quinto volume fu dedicato agli X-Men stessi, in una delle più belle e drammatiche storie scritte da X-Chris, tutta incentrata sull'odio degli uomini per i mutanti, uno dei primi casi in cui il fumetto super-eroistico americano affrontava temi sociali, in questo caso il razzismo nei confronti di una minoranza, peraltro inesistente nel mondo reale, ma paradigma di situazioni che la società statunitense conosceva fin troppo bene.[4] Un importante anticipo di come Claremont intendeva affrontare la questione era già stata data nei Giorni di un futuro passato, e in realtà era già stata in qualche modo introdotta negli anni '60 da Sten Lee fin dal primo numero del serial mutante. Ma X-Men: God Loves, Man Kills ("Dio ama, l'uomo uccide") rappresentò una tappa molto importante per gli X-Men e per tutto il fumetto americano, poiché aprì la pista alla rinascita "autoriale" degli anni '80 che portò alla realizzazione di opere "impegnate" come Watchmen di Alan Moore, The Dark Knight Returns di Frank Miller, ecc.
«Umano? Osi chiamare quella... cosa...umano?» Povero Nightcrawler! Tempi duri per i mutanti (vignetta di Brent Anderson, da God Loves, Man Kills, 1982)
Sono il migliore in quello che faccio e quello che faccio non è piacevole...
Nelle storie pubblicate tra il 1981 e il 1982 Wolverine rimase per molto tempo un po' ai margini. Certo, era sempre uno dei personaggi principali, la sua sagace presenza era fondamentale nell'economia della narrazione. Ma per un po' non si lessero storie di cui fosse il principale protagonista. La scena era quasi sempre per Kitty, per Ororo, per Scott o per qualche altro membro dell'ormai enorme cast.
Per gran parte del 1982 gli X-Men furono coinvolti, pur con qualche fondamentale pausa, in una lunga storia ancora ambientata nello spazio, tra gli Shi'Ar, in compagnia dei Predoni Stellari di Christopher "Corsaro" Summers (il babbo di Scott...), contro la Guardia Imperiale, coinvolti nell'ennesima disputa per i trono dell'impero galattico di Lilandra conteso dalla malvagia sorella usurpatrice Deathbird, alleatasi con gli orridi insetti alieni noti come la Covata, gli "schifoidi", come furono soprannominati da Kitty. I poveri X-Men ci finirono in mezzo senza volerlo.
Wolverine si presenta, per la prima volta senza tacere nulla (da The Uncanny X-Men n° 162)
Il numero 162 della collana The Uncanny X-Men è uno dei più importanti di tutta la carriera editoriale di Wolverine. Rappresenta il culmine del procresso di crescita, l'esito di una ricerca durata sette anni. In questa storia fu stabilito in modo definitivo lo status del personaggio in quanto mutante, guerriero e eroe, o meglio, anti-eroe. Claremont continuò poi a sviluppare il personaggio, donandogli ulteriori elementi caratteristici che ne aumentarono la "tridimensionalità", ma fu in questa storia che fu portata a compimento la posa di stabili fondamenta su cui costruire il futuro.[5]
Gli X-Men, con Lilandra e Carol Danvers, vengono rapiti dalla Covata, la razza di insetti alieni alleati con Deathbird e visibilmente ispirati al mostro del capolavoro fantascientifico di Ridley Scott, Alien, uscito nelle sale nel 1979. La Regina Madre della Covata li ha voluti per deporre le sue uova nelle loro viscere. Lo scopo è generare dei nuovi esseri, suoi figli prediletti, dotati dei poteri dei nostri eroi, sfruttando una sorta di fusione genetica tra il DNA mutante e quello della sua stirpe. Naturalmente questo porterà alla morte dell'organismo ospite, nella trasformazione il nuovo membro della Covata si nutrirà del corpo della vittima. Una situazione disperata, narrativamente e visivamente molto forte e macabra, della quale gli X-Men non sono coscienti, ipnotizzati e convinti di trovarsi non nel selvaggio pianeta base della Covata, ma in una accogliente nave Shi'Ar.
Ma la Regina Madre non ha fatto i conti con Wolverine. I suoi sensi animaleschi fiutano l'inganno e il suo fattore di guarigione si ribella, i suoi anticorpi affrontano l'intruso, lo combattono e infine lo eliminano. Wolverine riesce a fuggire, passa un brutto quarto d'ora, è messo male, ma alla fine, quando la trasformazione è già in atto, riesce a cavarsela.
Il fattore di guarigione di Wolverine combatte l'intruso... e vince! (da The Uncanny X-Men n° 162)
Il parassita alieno viene debellato dal potere mutante di Logan, ma lui stesso capisce che per i suoi amici non c'è speranza, loro non hanno il suo potere, non possono vincere l'intruso e il loro destino è segnato. Così Wolverine prende consapevolezza di dover evitare loro un destino atroce quanto ineludibile. Sceglie di ucciderli prima della trasformazione. Solo lui può farlo, anzi, solo lui ha il carattere per farlo. E' nella sua natura e non rifiuta l'ingrato compito.
Wolverine in modalità berserker. E' pur sempre il migliore... (da The Uncanny X-Men n° 162)
«Sono il migliore che c'è in quello che faccio. Ma quello che so fare meglio non è molto bello.»Per la prima volta Wolverine usa il suo slogan più celebre, il tormentone eterno che lo accompagnerà per tutta la sua carriera. In realtà aveva già detto qualcosa di simile un paio di anni prima, nel numero 133, affrontando in solitaria gli sgherri del Club Infernale. Anche allora Claremont aveva utilizzato la voce narrante di Wolverine per descrivere la scena. Ma la frase era calata in un contesto molto diverso. La prima volta Wolverine si stava divertendo, affrontare i soldati del Club Infernale era stata una festa, era stata l'occasione di dare libero sfogo ai suoi istinti accorgendosi però di poterli controllare, di aver fatto forse pace con la sua natura violenta. Questa volta invece quello che Wolverine "sa fare meglio" lo deve fare ai suoi amici, alla sua famiglia. E' un Wolverine adulto, non è più il bulletto focoso e istintivo dei primi tempi. Però quando è il momento assume le sembianze di un berserker, come gli antichi guerrieri norreni famosi per la loro ferocia e il furore che mettevano in battaglia quando entravano in una sorta di trance, uno stato mentale che li rendeva insensibili al dolore.
E' l'ora di prendere decisioni difficili. Solo Wolverine può farlo. (da The Uncanny X-Men n° 162)
Due sono gli elementi legati a Wolverine che Claremont introduce o a cui dà una veste definitiva in questa storia. Il primo è la portata e la vera natura del potere mutante di Wolverine. Fino ad allora era una questione un po' nebulosa, mai del tutto spiegata, appena accennata un paio di volte, ma mai determinante nell'economia del personaggio e della narrazione. Questa volta Claremont usò il potere di guarigione del mutante canadese come fulcro della storia.Wolverine è mutante e il suo potere è quello di essere dotato di un fisico che guarisce in fretta, di anticorpi pressoché invincibili. E questo potere lo rende narrativamente utile. Poi c'è lo slogan, la firma del Wolverine guerriero: il personaggio non è solo istinto, ma è anche consapevolezza. Drammatica consapevolezza. Wolverine è l'eroe/anti-eroe per eccellenza. Questa storia lo stabilisce in modo inequivocabile.
Quattro-in-uno
L'evoluzione di Wolverine portò a una contraddizione mai risolta. L'incertezza iniziale sulla sua vera natura mutante portò gli autori a dotarlo in sostanza di due poteri, di fatto l'unico tra i suoi simili. In genere i mutanti marveliani sono dotati di una sola caratteristica peculiare, di un solo potere. Ciclope ha i suoi raggi energetici, Angelo un paio di ali, Hank McCoy era bestiale di aspetto e di una forza e di una agilità corrispondenti a questa particolarità fisica. In seguito divenne blu e peloso, ma per colpa di un esperimento fallito. Marvel Girl era una telecineta, poi acquisì poteri telepatici, ma gli autori hanno sempre spiegato che le due cose erano parte dello stesso potere. Narrativamente la cosa sta in piedi. Rogue può assorbire il potere di chi tocca e Claremont la trasformò facendole rubare stabilmente i poteri a Ms. Marvel. Ma all'inizio degli anni '80 si scoprì che Wolverine di poteri ne aveva due, distinti e poco confondibili: da una parte i sensi e l'istinto di un predatore, di una belva cacciatrice, fattore che ne determina la personalità violenta e spietata; dall'altra il potere di guarire in fretta, non solo di sopportare stoicamente il dolore, cosa che coerentemente si sarebbe potuta ricollegare alle sue caratteristiche animalesche. In più anni dopo fu rivelato che gli artigli di Wolverine erano naturali. Le lame di adamantio erano in realtà il rivestimento di appendici ossee che gli uscivano dalle mani. Era nato così. Gli artigli li aveva anche prima della manipolazione con la quale gli fu impiantato il metallo sullo scheletro. Insomma quattro-in-uno: implacabile e feroce cacciatore, dotato di un fattore di guarigione che lo rende praticamente immortale, sei artigli affilatissimi, uno scheletro di adamantio. Come si fa a batterlo? Forse hanno un po' esagerato... Ma tutto ciò ha contribuito a rendere Wolverine quello che è forse il miglior personaggio del fumetto super-eroistico di sempre.
Continua nella tredicesima parte.
Note
[1] Dave Cockrum iniziò la sua seconda fase come disegnatore degli X-Men nel numero 145 della collana The Uncanny X-Men (data di copertina maggio 1981) e la concluse col numero 164 (data di copertina dicembre 1982). Tutte le storie furono pubblicate nel quindicinale L'Uomo ragno della Star Comics dal numero 28 (15 luglio 1989) al numero 50 (15 giugno 1990) salvo l'ultima che apparve nel primo numero del mensile Gli incredibili X-Men (luglio 1990).
[2] Il numero 153 della collana The Uncanny X-Men (data di copertina gennaio 1982) fu pubblicato in Italia nei numeri 39 e 40 del quindicinale L'Uomo Ragno della Star Comics (dicembre 1989-gennaio 1990).
[3] Il volume The New Mutants (Marvel Graphic Novel n°4, data di copertina novembre 1982, ma distribuita nel settembre 1982) fu pubblicato in Italia dall'editore Play Press nello Speciale I Nuovi Mutanti nel luglio 1989.
[4] Il volume God Loves, Man Kills (Marvel Graphic Novel n°5, data di copertina gennaio 1983, ma distribuita nel novembre 1982) fu pubblicato in Italia dall'editore Labor Comics nel 1986. Quindi riproposto a puntate nei numeri 1, 2 e 3 della rivista Super Comics della Max Bunker Press (ottobre-dicembre 1990) e ancora dall'editore Play Press nella collana Play Special n°15 (settembre 1992) e infine da Marvel Italia nel 2003.
[5] Il numero 162 della collana The Uncanny X-Men (data di copertina ottobre 1982) fu pubblicato in Italia nel numero 49 del quindicinale L'Uomo Ragno della Star Comics (30 maggio 1990). La saga della Covata proseguì nel numero successivo e poi nei primi due numeri del mensile Gli incredibili X-Men (luglio-agosto 1990).